Agli alpini bellunesi a Pordenone, oggi arriva Matteo Renzi
PORDENONE. «Mai visti tanti alpini ad un’adunata. Saremo già in 180 mila, domenica probabilmente arriveremo a 500 mila». Carlo Balestra, presidente della sezione Ana di Feltre, è letteralmente sorpreso della valanga di penne nere che sta arrivando a Pordenone. Anche dalle montagne bellunesi, non solo con i 15 mila che arriveranno da ogni angolo della provincia, ma anche dalle migliaia di alpini che da tutta Italia stanno salendo sui luoghi della Cadore e in particolare su quelli della tragedia del Vajont, da Longarone ad Erto.
Giovanni De Lorenzi, coordinatore della Fondazione, ha contato una trentina di pullman negli ultimi giorni. E poi i “bocia” e i “veci” che si stanno muovendo a piedi, dal Vajont giù per la Valcellina e su per Piancavallo. Ieri pomeriggio sono arrivati in seminario a Pordenone, luogo sacro ma circondato dal più bel parco della città, i 23 alpini di Tambre, con in testa il capogruppo Loris Bona. «Siamo stanchi, ma davvero soddisfatti della lunga scarpinata. Come vede, in zaino abbiamo ancora le ciaspe e i ramponi, per superare la neve di forcella Palantina».
Tanta festa, ma anche tanta preoccupazione, a Pordenone, per la crisi dell’Ideal Standard e per i problemi, ancora irrisolti, dell’Electrolux. Se n’è fatto interprete ieri anche Angelo Dal Borgo, presidente della sezione di Belluno. «Ognuno di noi alpini sa che cosa significa il lavoro, conosce puntualmente quanto sia indispensabile portare a casa un reddito dignitoso per dare sicurezza alle nostre famiglie. Quindi non possiamo che essere vicini ai lavoratori e alle loro famiglie in situazione di crisi».
Domenica, nello sfilamento davanti al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e, fra gli altri, al governatore del veneto Luca Zaia, ci saranno anche due striscioni che rammenteranno il dramma dei dipendenti delle due multinazionali, quella del freddo e quella dell’igienico sanitario. «Con quegli striscioni – anticipa Nino Geronazzo, il coordinatore dell’adunata – ringrazieremo quanti si danno da fare per affrontare e risolvere questi problemi». Balestra ha incontrato ieri pomeriggio gli amici della sezione di Valdagno, con la quale Feltre si è gemellata al raduno triveneto di due anni fa. «Ci siamo impegnati – racconta – a organizzare qualche iniziativa comune per gli indigenti, per chi non arriva alla fine del mese, per i bisognosi. Gli alpini sono solidali o non sono alpini».
Ieri i bellunesi si sono divisi tra l’alzabandiera del mattino e la mini sfilata del pomeriggio per l’arrivo delle bandiere di guerra, dei gonfaloni, dei vessilli. Dal Borgo, Balestra e Bergamo, i presidenti delle tre sezioni bellunesi, hanno sfilato con la stessa dignità alpina che di solito usano nella lunga teoria domenicale. Accanto a loro anche i presidenti della Colombia, di New York, di altre sezioni estere. «Con loro ci lega la comune esperienza alpina, ma anche l’emigrazione», fa presente Balestra, restando in tema. Tema, appunto, di solidarietà. «Ecco perché – aggiunge – vorremmo che fosse ripristinata la naja. Anzi, la mini naja alpina. Il presidentissimo veneto dell’Ana, Sebastiano Favero domani lo chiederà direttamente a Renzi». Alle penne nere rende omaggio Luca Zaia, presidente della Regione, che assisterà domenica alla sfilata del Veneto. «Nei nostri territori le penne nere hanno scritto importanti pagine di storia proteggendo i nostri territori nelle grandi guerre, e ancora oggi sono sempre in prima linea nelle situazioni di emergenza: se non ci fossero bisognerebbe inventarli», Zaia li chiama «angeli custodi dei nostri territori». Dice che sono una presenza costante e sicura a fianco dei cittadini e dei territori sostituendosi in alcuni casi allo Stato. E porta l’esempio, guarda caso, degli alpini bellunesi.
Francesco Dal Mas
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