Agli atti: «Lamierino manomesso»

L’incidente probatorio: su quel pezzo di alluminio Unabomber non usò forbici
VENEZIA. I tre periti non hanno avuto dubbi o tentennamenti: hanno confermato al giudice veneziano Stefano Manduzio, che l'ormai famoso lamierino è stato manomesso volontariamente, visto che i tagli sarebbero stati eseguiti con una forbice, sul lato A e sul lato B. E sulla base di tutte le foto scattate al reperto, dal momento del sequestro nella chiesa di Portogruaro nel 2004, hanno stabilito che i tagli sono stati fatti tra marzo e maggio 2006, quando il lamierino era in consegna al Laboratorio indagini criminalistiche della Procura veneziana, dove lavorava Ezio Zernar.


Nonostante le misure infinitesimali di cui si discute - si parla di manomissione che varia da zero a 0,37 decimi di millimetro - il lavoro dei periti bolognesi Luigi Calori, Antonella Guidazzoli e Daniele Veschi è stato facilitato da una circostanza che fino ad ora non era mai stata svelata: gli unici tagli su quel piccolo pezzo di alluminio sono quelli eseguiti in quei due mesi con lo scopo di «incastrare» definitivamente l'ingegnere Elvo Zornitta, perchè chi ha ideato e costruito quell'ordigno che doveva scoppiare quando un qualsiasi fedele si fosse inginocchiato, schiacciandolo, non aveva utilizzato una forbice. Sempre stando alla perizia, infatti, quel pezzo di alluminio sarebbe stato ritagliato con un taglierino e poi piegato e staccato, senza utilizzare forbici.


L'avvocato Emanuele Fragasso, difensore di Zernar, ha scelto di controesaminare i tre tecnici nominati dal giudice solo per quanto riguarda il metodo da loro utilizzato senza aprofondire il merito della perizia, ha deciso di battersi sul piano procedurale. Ha chiesto al magistrato di sentire i suoi consulenti, ma con un'ordinanza il giudice Manduzio ha respinto la richiesta in quanto irrituale, poichè durante l'incidente probatorio ad essere ascoltati sono soltanto i periti. «Non neghiamo certo una eventuale modificazione del lamierino, forse c'è stata, ma a nostro avviso non è stata intenzionale» ha sostenuto. Per il difensore del poliziotto indagato di falso e calunnia, un tempo fiore all'occhiello della Procura veneziana, la modificazione può essere stata provocata da una caduta, che ha causato il distacco di pezzi infintesimali.

Ben diverse le dichiarazioni di Maurizio Paniz, l'avvocato dell'ingegner Elvo Zornitta: «Oggi i periti del giudice ci hanno fornito la conferma assoluta di una difficile scoperta difensiva: la manomissione volontaria c'è stata con il tentativo di costruire una prova a carico del mio assistito - ha sottolineato - non abbiamo mai indicato un nome del responsabile, ma sicuramente è un appartenente alle forze dell'ordine, visto che il lamierino è stato manomesso in un periodo di tempo in cui era custodito nel Laboratorio della Procura».


«Chi ha compiuto la manomissione - ha concluso Paniz - era tranquillo, riteneva di non essere scoperto perchè da un lato si tratta di una alterazione davvero infinitesimale, dall'altro il sistema utilizzato per rilevare i segni, lo stesso che si usa per le prove balistiche, è una prima assoluta, non ci sono precedenti». Il legale, pur sostenendo di avere fiducia nelle forze dell'ordine e ribadendo che una mela marcia non deve far perdere fiducia nelle istituzioni, afferma che ci sono due possibili moventi della manomissione: «Quella buonista - conclude - è che chi l'ha fatto aveva la convinzione morale che Zornitta era il bombarolo e voleva incastrarlo definitivamente con una prova fasulla, l'altra è che il pool anti Unabomber era sotto pressione perchè non raccoglieva risultati e così...». Le indagini della Procura veneziana sulla manomissione, intanto, proseguono e gli investigatori sembrano avere la convinzione che le responsabilità non siano solo di Zernar.

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