Agordino, condannata l’amante del parroco

Il presidente del tribunale di Belluno ha riconosciuto l’accusa di circonvenzione di incapace ma l’ha assolta per estorsione

ROCCA PIETORE. Colpevole di circonvenzione di incapace. Il presidente del tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi ha così messo la parola fine (almeno per il primo grado di giudizio) ad una vicenda che vedeva protagonisti, una donna Paola Gris (difesa dall’avvocato Federica Cestaro dello studio Fragasso di Padova), un prete don Angelo Crepaz (che ha già patteggiato sempre per la stessa accusa) e la parte offesa, un disabile a cui il parroco di Castellavazzo all’epoca dei fatti amministrava i beni, beni che ha utilizzato per aiutare e fare regali alla sua amante.

Due i capi di imputazione che pendevano sulla donna: circonvenzione di incapace appunto ed estorsione per aver ottenuto il denaro minacciando il sacerdote di rivelare la loro storia d’amore: per il primo il giudice ha ritenuto colpevole la Gris comminandole una pena di un anno e sei mesi di reclusione e 200 euro di multa, prevedendo però la sospensione della pena e la non menzione nella fedina penale; mentre per la seconda accusa è stata assolta perché il fatto non sussiste. Per conoscere le motivazioni della sentenza si dovranno attendere 90 giorni vista la lor o complessità.

Tra la Gris e il parroco era nata una storia d’amore clandestina all’interno della quale la donna, che all’epoca diceva di essere in difficoltà economiche, aveva ricevuto delle somme di denaro dal suo amante, somme che venivano dal conto del disabile e dalla sua polizza vita estinguendo anticipatamente la quale l’uomo che viveva in canonica ci rimise pure 6000 euro.

Appassionate le arringhe del pm e del difensore che hanno dipinto la Gris in due maniere diverse. La prima come una donna innamorata, ma sempre lucida capace di comprendere che il suo amante prendeva i soldi dal conto del disabile: quasi 80 mila euro di cui 40 mila per pagare delle rate del mutuo di un appartamento che lei stava acquistando, 15 mila euro per l’acquisto di un’auto nuova di zecca e poi poco meno di 30 mila per altre spese. Il pubblico ministero ha quindi precisato come la Gris fosse una compartecipe di quanto faceva il suo amante che continuava a ricoprirla di regali come un anello di brillanti l’auto appunto e anche una camera matrimoniale che sarebbe stata acquistata per suo fratello.

Dall’altra invece l’immagine dell’avvocato difensore di una donna molto innamorata, che non si chiedeva di certo da dove il suo amante prendesse i soldi per farle i regali, in buona fede perché non si preoccupava di rendere non tracciabili i soldi che riceveva e che non sarebbe stata in grado di spingere il suo amante, sotto ricatto di rivelare la loro relazione, a fare un mutuo per darle altro denaro. Un’immagine di una donna quasi “ingannata” dal suo amante, che lo stesso pm ha contestato nella replica all’arringa e che non ha convinto nemmeno il giudice. (p.d.a.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi