Agordino, il papà non è un orco: annullata la condanna a 9 anni

L’uomo scagionato in Appello dalle accuse di violenza sulla figlia adottiva. La moglie ha sempre sostenuto la sua battaglia
Gigi Sosso
Il Presidente della Corte d' Appello di Venezia Carlo Citterio
Il Presidente della Corte d' Appello di Venezia Carlo Citterio

AGORDINO. Da nove anni di reclusione, all’assoluzione completa. Condannato a nove anni in primo grado per violenza sessuale sulla figlia adottiva, un padre agordino è stato assolto perché il fatto non sussiste dalla Corte d’Appello di Venezia.

La sentenza di condanna pronunciata nel 2017 dal giudice Coniglio, su richiesta del pubblico ministero Gallego, è stata completamente riformata. Già il procuratore generale veneziano aveva domandato l’assoluzione con questa formula, mentre il difensore del padre, l’avvocato Cesare Stradaioli del foro di Belluno, si sarebbe accontentato anche dell’insufficienza o contraddittorietà della prova. Alla fine ha ottenuto anche di più.

La stessa Procura generale ha richiesto l’archiviazione della vicenda, dunque tutto questo fa pensare che non ci sarà ricorso in Cassazione e che questa sia la sentenza definitiva per un caso che aveva provocato grande sdegno nella vallata.

I fatti contestati nella lunga e difficile vicenda giudiziaria risalgono al 2009, quando le due figlie dell’uomo erano minorenni. La querela che aveva fatto mettere in moto le indagini era stata presentata cinque anni dopo, quando la ragazza era diventata maggiorenne.

In un primo momento, l’uomo agordino era stato indagato per presunti abusi sessuali su entrambe le figlie, ma una di loro aveva ritrattato già durante le indagini preliminari sui presunti palpeggiamenti nelle zone intime.

Il procedimento che la riguardava era stato così archiviato dal giudice per le indagini preliminari di Belluno, su istanza della Procura.

Anche la sorella aveva cambiato versione ma solo durante il processo. E l’imputato era stato lo stesso condannato a nove anni di reclusione, al termine di un processo che era stato celebrato a porte chiuse per tutelare la figlia adottiva e che aveva visto anche la testimonianza di persone chiamate a riferire in aula ciò che sapevano della vicenda.

Ma l’accusa, che aveva retto davanti al Tribunale di Belluno (il difensore dell’imputato era un altro) e aveva portato alla pesante condanna a nove anni, è completamente caduta in secondo grado, in Corte d’Appello a Venezia.

Sono passati cinque anni tra i due pronunciamenti e non si andrà oltre.

Una sentenza che ha riempito di soddisfazione anche l’avvocato Cesare Stradaioli, che ha iniziato a occuparsi della vicenda nel 2017 con la convinzione che l’epilogo sarebbe stato positivo per il padre di famiglia agordino suo assistito: «Abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia».

La sentenza mette così la parola fine ad una vicenda difficile, che il protagonista ha attraversato per lunghi anni fino al ricorso in Appello.

Potendo contare però sull’appoggio della famiglia: la moglie gli è sempre rimasta accanto in questi anni, sostenendolo nella sua determinazione a dimostrare la sua innocenza.

In ogni caso una vicenda dolorosa, che ha provato profondamente l’uomo e la sua famiglia in questi anni.

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