Agrimercato, 32 aziende e cento operatori al lavoro
BELLUNO. Creare un rapporto più forte tra agriturismi, ristoratori e aziende agricole, sburocratizzare il comparto e ampliare le piazze dove fare i mercati agricoli. Sono alcune delle richieste del mondo agricolo e delle aziende che da anni vendono i loro prodotti all’agrimercato di piazza Piloni a Belluno.
Ieri mattina c’era il pienone al mercato ortofrutticolo, segno che la gente apprezza il servizio offerto. «I prodotti sono genuini, il chilometro zero e la qualità che si possono trovare qui ci convincono», sottolineano i clienti, che reputano positiva l’esperienza messa in piedi ormai da sette anni da Coldiretti tramite Campagna amica.
Esperienza vista positivamente anche dagli operatori che aderiscono all’iniziativa: «Quando siamo partiti nel 2009», ricorda Michele Nenz, «erano quattro le aziende aderenti a Belluno, adesso sono una decina. In tutta la provincia sono addirittura 32 per un totale di oltre 100 operatori agricoli».
La cosa più importante è che le aziende si sono attrezzate per poter essere presenti in questi mercati, differenziando e ampliando la loro produzione: «Molte sono anche le imprese giovani che si distinguono per qualità più che per quantità. Aziende che si stanno strutturando per la vendita diretta dei loro prodotti». Vista la bontà dell’iniziativa, infatti, tante aziende hanno creato altri punti vendita sul territorio; le più piccole, invece, hanno preferito aggregarsi in cooperative per riuscire a vendere i loro prodotti.
Ad oggi le località dove è presente un agrimercato sono Belluno, Feltre, Pieve di Cadore e Sedico: «Da tempo siamo al lavoro per aprire anche il punto verde di Agordo», prosegue Nenz, «ma in una giornata diversa dal mercato settimanale del mercoledì. Magari il sabato, quando c’è maggiore afflusso di turisti».
L’attività è importante anche per le imprese, che vedono ampliare i propri guadagni. «Registriamo un leggero incremento, anche se non parliamo di cifre importantissime», dice Mirco Tognon dell’azienda agricola La Rondine di Cesiomaggiore, che propone di aumentare le piazze del mercato. Per Gabriele Marcolina, dell’omonima impresa, invece, «i clienti cercano prodotti a minor costo e maggiore qualità e il mercato a chilometri zero è una valida risposta. Per la qualità dei prodotti che produciamo, sarebbe importante creare una filiera che dal coltivatore porti direttamente al consumatore, ovvero l’utente singolo, ma anche l’agriturismo o il ristorante, che potrebbero puntare sui prodotti di nicchia del nostro territorio».
Per Daniela Pasinetti, dell’azienda agricola Bortoluzzi Davide, «questa esperienza contribuisce a incrementare gli introiti, senza però dimenticare che contiamo nella Regione e nei suoi finanziamenti».
Ma fare agricoltura significa anche mantenere i beni presenti nel territorio, come è accaduto a Gian Luca Girardi dell’agriturismo Antica Pieve di Limana: «La mia famiglia ha acquistato un palazzo storico del ’600, lo ha ristrutturato e ora è la nostra azienda. La questione è che c’è ancora troppa burocrazia per fare questa professione», conclude Girardi, che un tempo aveva una ditta termoidraulica e che ha deciso di lasciare tutto e darsi alla terra. «Direi che ne è valsa la pena».
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