Agriturismo “Le Zercole”, la casa delle piante officinali

. La passione per il territorio è un sentimento spesso innato, ma che in alcuni casi ha bisogno di una mano per essere tramandato e alimentato. Ezia Nard lo ha fatto così bene con le figlie Miriana e Ilenia Caldart che alla fine si sono ritrovate a fare le custodi tutte e tre assieme, nei campi e nella cucina dell’azienda agricola agrituristica “Le Zercole”, che prende il nome dal colle che si staglia ai piedi del monte Frontal, nel territorio di Trichiana, «un pretesto per ovviare anche all’assenza di nomi di piante che potevo utilizzare per intitolarla», racconta Ezia, che è partita con questa avventura imprenditoriale 12 anni fa. Tutto è nato dalla passione per le piante aromatiche e officinali.
Partiamo dall’inizio...
«Ho fondato l’azienda nel 2008, quando avevo 45 anni e lavoravo come artigiana in una ditta che produce manufatti di cemento. Mia nonna faceva già molte di queste cose, abituate a prodursi il necessario per vivere, per questo ho sempre coltivato ortaggi, patate e molto altro per l’autoconsumo e per qualche parente e amico, fra cui proprio le prime piante aromatiche e officinali. La produzione è partita proprio da queste ultime e in provincia devo essere stata la prima a farlo, tanto che non sapevamo come inquadrarmi in Camera di commercio. In quello stesso periodo ero anche solita portare alcuni gruppi a visitare le Prealpi, io mi occupavo di trovare e mostrare le erbe spontanee, illustrando le loro proprietà».
La vostra è anche una fattoria didattica.
«Sì, anche perché era l’unica possibilità che avevamo per far arrivare le persone quassù, un luogo non facilmente raggiungibile da chi è di passaggio, visto che ci troviamo in un area di pascolo. Abbiamo a disposizione tre ettari di terreno su cui cerco di aggiungere ogni pianta ogni anno, frutto delle sementi delle mie stesse produzioni. Le autorizzazioni per fare il laboratorio con cui produrre le nostre tisane, gli infusi e gli aromi ci ha richiesto due anni di attesa. Dopo l’avviamento del laboratorio, abbiamo costruito la cucina per poter offrire anche piatti e non soltanto spuntini. Così nel 2012 è partito l’agriturismo. La nostra si può definire complessivamente attività di “selviturismo”, visto che è una forma di turismo fortemente collegata al territorio e ai nostri boschi, con molte attività correlate. I primi sono stati anni duri, mentre ora, anche se il lavoro è tanto, la soddisfazione è sempre maggiore».
Quando si è messa in società con sua figlia Miriana?
«L’anno scorso, anche se lei mi aiuta in cucina dal 2012. All’occorrenza ci diamo una mano a vicenda. Da due anni si è poi aggiunta Ilenia, che ha 21 anni, mentre Miriana ne ha 27. Dopo gli studi di ragioneria turistica a Belluno la più grande ha iniziato a fare pratica con me nei campi, sempre con l’affiancamento e il sostegno del papà Massimo. Ha sempre avuto la passione per la cucina e il suo forte sono i primi. Anche mio marito dà una grande mano, soprattutto da quando è andato in pensione».
La vostra è anche un’azienda a certificazione biologica.
«L’abbiamo ottenuta sei anni fa, dopo un periodo di conversione, anche se di fatto non abbiamo mai utilizzato sostanze chimiche né fitofarmaci, ma soltanto concimi e antiparassitari naturali. Il nostro obiettivo è arrivare al ciclo chiuso, ovvero produrre le nostre piante interamente in azienda, cosa che stiamo cercando di raggiungere attraverso l’uso di sementi ricavate dalle nostre stesse coltivazioni. La difficoltà del biologico è ovviamente la burocrazia, perché bisogna annotare tutto su svariati registri, il che ruba tempo alla conduzione ordinaria».
Qual è l’aspetto di maggior successo?
«Le visite guidate, le escursioni e l’agriturismo iniziano ad andare molto bene. Sono molte le classi e i gruppi, anche di giovani, che vengono a trovarci per conoscere vari aspetti dell’ambiente montano che ci circonda. Per le passeggiate turistiche ci appoggiamo a una guida a cui siamo molto affezionate. E per chi non lo sapesse c’è anche la possibilità di pernottare. Per vendere di più i nostri prodotti, dobbiamo uscire dalla provincia e crediamo che la guida dei “Custodi del territorio” possa essere un ottimo strumento per farci conoscere».
Cosa ne pensate del progetto DDdolomiti?
«È molto valido e utile perché, come già detto da altri custodi, permette di aggregarci e di raggrupparci, senza andare sempre uno di qua e uno di là. In fondo siamo tutte aziende bellunesi e non dobbiamo essere gelose, bensì orgogliose di condividere certi tipi di valori». —
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