Ai Piani Eterni una grotta da primato
CESIOMAGGIORE. Meno 1.052 metri: gli speleologi hanno raggiunto un nuovo record di profondità nelle grotte dei Piani Eterni, segnando un altro importante risultato nell'esplorazione del complesso carsico nel cuore del Parco, il più esteso del Veneto con oltre 30 chilometri di sviluppo.
A 25 anni dalla rivelazione degli ingressi principali, il 4 gennaio sono stati superati i mille metri di profondità in un nuovo ramo della grotta, denominato “Mille e una notte”. La cavità, già la più lunga delle Dolomiti e la più grande all'interno di un Parco, diventa così una delle più profonde d’Italia (attualmente al nono posto), con il record del Veneto. Dopo aver portato alla luce alcune diramazioni chiamate “Regno di Gorm”, essere arrivati all'approdo in una nuova forra ribattezzata di “Achab” ed essersi spinti al punto più lontano sulle remote gallerie dei “Bimbi Sperduti” per calarsi in un pozzo finché non era finita la corda (e il fondo non si vedeva), gli speleologi di Padova, Valdobbiadene, Feltre e Belluno, con l’appoggio di numerosi affiliati alla Federazione veneta, sospettavano che ci fossero le potenzialità di superare la fatidica quarta cifra. Tuttavia negli ultimi anni delle strettoie avevano bloccato la discesa su due fondi: uno a meno 890 metri e un altro a meno 908 metri, mentre la storica profondità dell'abisso, raggiunta nel 1993, si attestava a quota -971.
Alla fine di dicembre 2013, una prima nutrita squadra di speleologi veneti ha superato la strettoia finale, affacciandosi su di un nuovo grande pozzo. Un secondo gruppo è quindi sceso il 3 gennaio per un campo interno di quattro giorni consecutivi, conclusosi il 6. Dopo aver disceso il nuovo pozzo di oltre 50 metri si è entrati in una galleria-forra attiva, che porta su un'ultima grande rampa che si approfondisce a meno 1.052 dove l'acqua del torrente che caratterizza questo settore della grotta si perde in frana. A meno 1.020 sono state individuate delle belle gallerie freatiche ventose (di sezione circolare o ellittica, scavate da un flusso d'acqua che occupa l’intero volume) che al momento non hanno visto fine dopo circa 300 metri di percorso e un altro fondo attivo intorno ai meno 1.040. Le potenzialità esplorative – questa la convinzione – sono notevoli e future campagne potrebbero aggiungere ulteriori metri alla profondità della grotta.
Non è nota tuttavia la destinazione delle acque del sistema, potenzialmente dirette verso il lago della Stua o la risorgenza di San Vettore in Veses, nel comune di San Gregorio. Il sistema conosciuto raggiunge ormai 35 chilometri di sviluppo. Durante la discesa è stata inoltre campionata una stalagmite ad oltre mille metri, che verrà analizzata all'università di Melbourne nell'ambito di un progetto triennale di ricerca (finanziato e promosso dall'università di Bologna insieme all'ente Parco) con l'obiettivo di ricostruire i climi del passato nell'area mediterranea.
Raffaele Scottini
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