Aire, potrebbero iscriversi in 500mila

Oriundi bellunesi con diritto di cittadinanza. In certi comuni i residenti all’estero sono più di coloro che vivono in paese

BELLUNO. La provincia di Belluno ha 205 mila abitanti, gli iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, erano 50 mila a fine 2016. Ma, attenzione.

«A rigor di legge, quella del 2007 – interviene con una “bomba” Oscar De Bona, presidente dei Bellunesi nel mondo –, gli oriundi bellunesi, con diritto alla residenza e, quindi, anche al voto, sono almeno 500 mila, di cui almeno 100 mila immediatamente documentabili. D’altra parte, quei diritti loro li hanno chiesti e noi glieli abbiamo riconosciuti. Basta andare in Brasile per rendersi conto di come quella società sia permeata di veneti e di bellunesi in particolare».

In effetti, i dolomitici brasiliani presenti nell’Aire erano 14.691 a fine 2016, quasi tre comuni di Longarone messi insieme. A seguire i bellunesi con cittadinanza italiana ma residenti in Svizzera sono 11.394, e poi quelli che vivono in Germania con 5.144. E via elencando.

All’estero vive una comunità bellunese che è più del doppio di quella presente tra il Piave e le Dolomiti. Comunità che, tra l’altro, si ridimensiona ogni anno di più, mentre i bellunesi nel mondo si moltiplicano. I 500mila che possono vantare in qualche misura una discendenza bellunese, infatti, originano da un ceppo di centomila bellunesi emigrati diretti, di cui solo la metà, quindi, è iscritta all’Aire.

«Mi rendo conto che i nostri sindaci siano preoccupati per le possibili ripercussioni sugli equilibri elettorali dei nuovi iscritti soprattutto brasiliani. Altre ripercussioni dirette non le vedo – spiega De Bona –, perché i nostri emigranti non rientrano in massa per recarsi alle urne. Quelle indirette, invece, possono essere gravi: talvolta viene a mancare lo scatto del quorum. Ma l’anno scorso l’Associazione Bellunesi nel mondo ha invitato il Ministero degli esteri ad una modifica della legge, sull’esempio di quanto ha fatto il Friuli Venezia Giulia: sul quorum non viene conteggiata l’anagrafe Aire. Attendiamo ancora questa misura».

È la preoccupazione, in effetti, del sindaco De Pellegrin di Valle di Zoldo, 3185 abitanti, 1502 iscritti all’Aire. «Attenzione, però – mette in guardia l’assessore Maurizio Busatta di Belluno –. I brasiliani che si affacciano in queste settimane ai nostri Comuni chiedono la cittadinanza, per poter magari ri-emigrare in altri Paesi, a cominciare dalla Germania. Non sempre questi emigranti di ritorno si iscrivono all’Aire».

Belluno ne aveva 5462 a fine 2016, l’anno scorso ha ricevuto 52 domande. «Il problema è che davvero mettono in difficoltà i nostri uffici, come ha detto anche il sindaco De Pellegrin, perché i 180 giorni previsti per la raccolta della documentazione ci vogliono tutti».

Chi ha fatto la legge del 2007 – taglia corto De Bona – doveva rendersi ben conto della possibile esplosione del fenomeno. A Soverzene, gli “aire” sono più numerosi degli abitanti: addirittura 816 contro 386 abitanti. Ad Arsiè sono poco di meno di chi vi abita: 2.229 contro 2.328, a Gosaldo più della meta (389 contro 625, a Lamon gli iscritti all’anagrafe per l’estero sono 2.243, gli abitanti 2.842, a Longarone la metà: 2.620 su 5.301. «Non so se ci sono abusi, come si è detto e scritto in questi giorni. Sarà la Magistratura a verificare – afferma De Bona –. Quello che io so è che la legge autorizza le richieste ai Comuni di provenienza della famiglia d’origine, accelerando i tempi del riconoscimento. Nel passato ci volevano anche una decina, una dozzina d’anni per avere la cittadinanza italiana. E come tutti ricorderanno, questa prova di solidarietà è maturata sull’onda della crisi che nei decenni passati ha colpito le nostre comunità, soprattutto in America Latina. Crisi che continua, come dimostra il caso Venezuela. Solidarietà che continua anch’essa ad essere manifestata attraverso l’attività dei Bellunesi nel mondo, con i volontari mobilitati dall’associazione che procurano loro stessi i dati informativi necessari al completamento dei dossier documentali».

Il presidente dell’Abm tiene a dirlo perché non si faccia di ogni erba un fascio, correndo il rischio di voltare le spalle a chi ha effettivamente bisogno di essere aiutato, attraverso appunto la cittadinanza italiana, magari anche la residenza.

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