“Aiutini” per l’esame due esposti in Procura
VENEZIA. Gli “aiutini” esterni forniti via smartphone o altro dispositivo elettronico a tre studenti di Economia del terzo anno nel corso di un esame scritto di qualche settimana fa, per risolverlo, imbarazzano Ca’ Foscari. Che dopo un esposto alla Procura della Repubblica presentato da un suo docente per individuare i mandanti - probabilmente a pagamento - lo ha a sua volta presentato come ateneo. Si annunciano sospensioni disciplinari per i tre studenti cafoscarini implicati, con la perdita di una o due sessioni di esami, per dare un esempio e stroncare sul nascere l’imbroglio. Lo hanno annunciato ieri il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi insieme al direttore del Dipartimento di Economia Monica Billio, che ha per prima individuato uno degli studenti implicati nel raggiro (ne riferiamo a parte).
Imbarazzo. Palese l’imbarazzo e una certa reticenza - giustificata anche con l’esposto inviato alla Procura - nel ricostruire la vicenda e il fatto che l’esposto dell’ateneo sia seguìto a quello del docente fa pensare che ci sia stata anche una valutazione all’interno di Ca’ Foscari prima di rendere noto l’accaduto, che certo non fa una buona pubblicità all’università veneziana. Anche se ieri non è stato detto chiaramente è stato fatto intuire che dietro la correzione via smarthpone degli studenti individuati, ci sarebbero uno o più individui che si farebbero pagare per fornire le soluzioni e che sono oggetto dell’esposto.
Esame in più aule. I fatti - anche se non sono state fornite date - risalirebbero al 14 gennaio scorso per il corso di studio in Economics and Management, riferito a un esame in inglese di carattere matematico. Un esame che si svolge in più aule a San Giobbe in contemporanea, su testi simili ma non identici, per alcune piccole differenze. L’allarme sarebbe scattato quando la professoressa Billio si è accorta che un suo studente aveva consegnato la prova, rispondendo alle domande che erano invece contenute nel testo che era stato consegnato nell’aula accanto. Un testo identico a quello di altri due studenti e, vista l’impossibilità di comunicare, l’unica possibilità è che le soluzioni, tutte uguali, fossero state comunicate dall’esterno via smartphone o altro dispositivo elettronico. Probabilmente anche i riscontri con gli studenti implicati - anche se nulla ieri è stato detto in proposito - hanno fornito elementi in questa direzione tanto da giustificare l’esposto alla Procura della Repubblica.
Domande senza risposta. Restano alcune domande senza risposta, perché anche ieri è stato detto che, dato l’alto numero degli studenti impegnati nell’esame, è impossibile controllarli costantemente tutti. Come è possibile che uno o più studenti abbiano usato per un certo tempo - per scattare foto da mandare all’esterno o addirittura per dettare il testo - lo smartphone in aula senza che nessuno se ne accorgesse e poi lo riaccendesse per avere le soluzioni? È possibile allora che il testo della prova sia stato fatto pervenire all’esterno perché chi dovesse poi fornire le risposte abbia potuto fotocopiarlo e restituirlo all’interessato, fornendo poi per smartphone le risposte? O, ipotesi ancora più inquietante, è possibile che dall’esterno si fosse già in possesso del testo della prova scritta sottoposta poi agli studenti?
Sono domande a cui dovrà dare una risposta la Procura, in base all’esposto presentato dal docente e dall’ateneo, che contiene evidentemente qualche elemento utile all’identificazione dei “colpevoli”, se esiste appunto un’organizzazione o un gruppo di persone che fornisce a pagamento agli studenti di Ca’ Foscari la soluzione di prove d’esame.
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