Aiuto cuoco in città, mafioso in Puglia

I carabinieri hanno arrestato un presunto affiliato alla Sacra Corona Unita nell’ambito dell’operazione della Dda di Lecce

BELLUNO. Aiuto cuoco e cameriere a Belluno, dove era arrivato da qualche mese, ma affiliato alla Sacra Corona Unita in Puglia, stando alle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Lecce che ha stretto le manette attorno ai polsi di 58 persone in orbita Scu, nell’ambito dell’operazione antimafia “Federico II” scattata lunedì e che ha portato all’arresto anche dei presunti autori dell’omicidio del figlio di un ex collaboratore di giustizia.

Giuseppe Chiriatti, 27 anni, originario di Mesagne e residente ufficialmente a Cellino San Marco, è stato arrestato lunedì prima dell’alba: i carabinieri del reparto investigativo di Belluno lo hanno prelevato nella stanza che aveva affittato in centro città. Chiriatti è uno dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dall’Antimafia pugliese all’indirizzo di presunti affiliati della Sacra Corona Unita: una inchiesta partita dal 2012 e conclusa lunedì con un blitz che ha visto schierare oltre 250 militari dell’Arma nel sud e centro Italia per l’esecuzione degli arresti, e quindi approdata anche in provincia, nei pressi della stazione ferroviaria di Belluno.

È nella zona che il 27enne aveva trovato lavoro come aiuto cuoco e cameriere in un locale cinese: lavoricchiava e aveva trovato anche un posto per vivere in “tranquillità”, sempre nella zona, in una stanza di un affittacamere bellunese (ignaro dei trascorsi scottanti e neanche tanto remoti nel tempo del suo inquilino). Un tentativo di mettere un migliaio di chilometri fra sè e la Puglia, dove l’aria iniziava ad arroventarsi dal punto di vista penale.

I reati che vengono contestati a vario titolo, in generale, vanno infatti dall’associazione mafiosa al concorso in omicidio, ma anche traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegali di arma da fuoco, spaccio di sostanze stupefacenti, attentati dinamitardi, contrabbando, estorsioni. Tra gli episodi oggetto di indagine, anche l'omicidio di Antonio Presta, figlio di Gianfranco, già collaboratore di giustizia, ucciso a San Donaci il 5 settembre del 2012. Quindi l’attentato davanti al portoncino di ingresso della casa in costruzione di un maresciallo dei carabinieri.

A Giuseppe Chiriatti l’Antimafia contesta la presunta affiliazione e la partecipazione a gruppi inseriti in contesti di stampo mafioso. Gruppi riconducibili a due zone pugliesi in particolare: quella di San Donaci e quella di Cellino.

I carabinieri del comando provinciale diretto dal colonnello Giorgio Sulpizi avevano avuto segnalazione che il 27enne fosse “rifugiato” nella “tranquilla” Belluno, probabilmente nella speranza di far perdere le sue tracce e passare anche inosservato, fuori dal clamore dell’inchiesta. Chiriatti in città di fatto non si era mai inserito e non risultano al momento “infiltrazioni” sospette: lavorava un po’, ma non aveva amicizie o conoscenze, non aveva neanche parenti in provincia.

Quando i carabinieri del nucleo investigativo sono andati a prelevarlo in quella stanza di appartamento, stava dormendo: erano le 3.30/4 di lunedì mattina e non ha opposto resistenza. In mano gli uomini del reparto avevano il provvedimento di custodia cautelare in carcere che lo riguardava: Chiriatti è stato prelevato e trasferito nel carcere di Baldenich dove è tuttora in attesa dell’interrogatorio di garanzia. È plausibile che il 27enne sia interrogato su rogatoria da un gip del tribunale di Belluno, se la magistratura pugliese deciderà (come si pensa) di delegare i colleghi bellunesi per questo atto. Comunque l’autorità giudiziaria bellunese è stata informata dell’esecuzione dell’ordinanza.

Poi quasi sicuramente Chiriatti sarà trasferito nella sua regione di origine per il prosieguo dell’indagine.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi