Al “Bembo” le tele della chiesa di S. Croce

Comune al lavoro per riunire in una mostra nel futuro museo i 12 capolavori dell’edificio bellunese che venne demolito in epoca napoleonica
BELLUNO. In attesa della grande festa del 26 gennaio per il primo anno di attività, Palazzo Fulcis si conferma spazio ideale per le visite ufficiali. A godere della bellezza delle opere di Sebastiano Ricci, del Brustolon e degli altri artisti che adornano i saloni del nuovo Museo civico è stato l’assessore regionale alle politiche sociali Manuela Lanzarin. «Ammetto che non conoscevo il museo e la lunga storia di restauri e recupero che ha attraversato questo palazzo», ha spiegato l’assessore, «è uno spazio prezioso che custodisce un patrimonio importante per i bellunesi e per tutti i veneti».


A guidare Lanzarin durante la visita è stato l’assessore alla cultura Marco Perale che, tra un dettaglio architettonico e la storia degli artisti bellunesi, ha parlato di un ambizioso progetto volto all’individuazione e alla successiva esposizione delle tele che anticamente adornavano la parte superiore della chiesa di Santa Croce, uno degli edifici ecclesiastici del centro di Belluno, che sorgeva alla fine di via Mezzaterra e che venne abbandonata nel 1806, per essere infine demolita in epoca napoleonica. «Al momento siamo riusciti a individuare undici tele su dodici», spiega Perale, «quella esposta al museo civico è di Domenico Tintoretto, figlio del più celebre Jacopo, e, assieme alle altre dipinte da artisti come l’Aliense, Carlo Caliari, Palma il Giovane, Andrea Vicentino e Paolo Fiammingo, compone un ciclo con episodi della passione di Cristo».


Dopo la demolizione della chiesa queste opere hanno cominciato a viaggiare in tutta Italia e nel Mondo e oggi il loro recupero per un’esposizione temporanea non è logisticamente dei più semplici: «Alcune tele sono rimaste all’Accademia di Venezia», continua Perale, «mentre altre sono state vendute. Ne abbiamo individuata una a Bologna, un’altra fa bella mostra in sala consigliare a Chioggia, altre ancora sono a Dresda e persino a Boston».


Riportarle tutte a Belluno sarà un’impresa e, vista la loro notevole dimensione, non potranno essere ospitate al Fulcis: «Fa parte di uno dei progetti che abbiamo in mente per lanciare palazzo Bembo dopo la sua riapertura», anticipa l’assessore, «mentre per quanto riguarda il finanziamento delle attività future del Museo civico abbiamo riorganizzato, ridimensionandolo, l’art bonus, quel sistema di finanziamento privato per cui imprenditori e aziende possono usufruire degli spazi del museo e dell’impatto visivo delle sue opere per pubblicizzare eventi e riunioni o per promuovere un prodotto. L’anno scorso lo abbiamo adottato con una concessionaria d’auto, adesso siamo al lavoro con le grandi aziende del territorio, occhialeria e industria del freddo, per nuove sponsorizzazioni».


Fabrizio Ruffini


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