Al primo posto c'è sempre l'eroina

Otto tossicodipendenti su dieci usano la siringa, si abbassa l'età media
Nel Feltrino cresce il numero di giovani che fanno uso di eroina
Nel Feltrino cresce il numero di giovani che fanno uso di eroina
 FELTRE.
Sempre più giovani e sempre più "affezionati" all'eroina che dopo un periodo di sniffaggio, finisce per essere iniettata, una modalità che espone i consumatori al virus dell'epatite C. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto del dipartimento delle dipendenze dell'Usl 2, inserito nel piano di zona. Dagli ultimi dati, l'eroina è la sostanza di abuso prevalente (80,8 per cento), seguita dalla cannabis (11,7 per cento).  Dal 1984 al 2009, evidenziano gli operatori del dipartimento dipendenze, si è assistito ad un costante incremento delle persone tossicodipendenti assistite dal Sert. Il tasso di prevalenza per mille residenti d'età fra i 15 e i 64 anni è di 4,4 ossia lo stesso della regione Veneto. Il rapporto fra persone assistite in precedenza e nuovi utenti è in costante incremento, mentre tra i nuovi ingressi il rapporto maschi/femmine scende a 2.9 (quasi una femmina ogni tre maschi). L'età media dei nuovi consumatori è di 25 anni per i maschi e di 20 per le femmine, laddove la media regionale è rispettivamente di 28 e 26. Ciò configura un trend di utilizzatori assai giovani. Le femmine, in particolare, sono ben al di sotto della media regionale.  L'eroina continua ad essere la sostanza d'abuso prevalente, seguita dalla cannabis, dalla cocaina (5 per cento) e altro, come allucinogeni, anfetamina, crack, inalanti e ecstasy, che incide complessivamente per il 2,5 per cento, anche se va sottolineato che gli assuntori di tali sostanze difficilmente arrivano al Sert. Se l'eroina rimane la regina incontrastata, come uso prevalente, la cannabis è la sostanza d'uso secondaria più diffusa e coinvolge il 45,4 per cento degli assistiti.  L'uso iniettivo è appannaggio dei soli eroinomani con una frazione minimale di cocainomani. I due terzi degli eroinomani usano la via endovenosa. Restano esclusi i nordafricani in cura che rifuggono di norma la siringa.  Per quanto riguarda le infezioni alle quali comunemente i tossicodipendenti si espongono, risulta che solo il 3,4 per cento è positivo al test per l'Hiv, a fronte di una media regionale dell'11 per cento. Da oltre un decennio non si assiste più ad alcun nuovo caso. Preoccupante, invece, è la percentuale di test positivi rispetto all'epatite C. Dei soggetti in cura, il 64,8 per cento ha contratto l'infezione, analogamente alla media regionale, senza differenze fra maschi e femmine. Così si spiega l'importanza di incrementare l'attività di prevenzione e l'offerta di terapia medica ai soggetti positivi.

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