Al San Pellegrino lo sci fuoripista diventa “controllato”
PASSO SAN PELLEGRINO. Per chi ama mettere gli sci fuori pista alla ricerca di neve fresca e polverosa ecco il freeride “controllato”, progetto pilota degli impiantisti del passo San Pellegrino, in collaborazione con il soccorso alpino e la polizia di Moena. Funziona così: la discesa è riservata agli sciatori esperti, attrezzati con l’Arva, la pala e una sonda. In cambio gli impiantisti garantiscono un controllo sul tracciato (che è indicato chiaramente per evitare sorprese), sulla stabilità del manto nevoso e garantiscono assistenza e soccorso in caso di necessità. Un approccio nuovo che rivoluziona ruoli e responsabilità di sciatori e gestori delle piste, ma patti chiari e amicizia lunga: se non ci sono le condizioni di sicurezza (ad esempio se il bollettino valanghe indica rischi elevati) il percorso resta chiuso.
Il tracciato scelto è il versante nord del Col Margherita, al confine tra le province di Trento e Belluno, dove già da anni si scatenano gli appassionati del freeride che scendono al passo San Pellegrino lungo la via più diretta, sotto gli sguardi increduli degli sciatori (normali) che salgono in funivia. All’inaugurazione – il 2 dicembre – il parcheggio era esaurito già alle nove del mattino, complice la neve che era caduta nel corso della notte. Parliamo di un popolo che - come spiega Fabrizio Deville di Moena - passa la settimana a controllare su internet le mappe di “Snow Forecast” per vedere dove sono previste nevicate. Dice Deville (37 anni, cugino dello sciatore Cristian) che c’è voglia di andare fuori pista: «Per esprimersi, per provare emozioni nuove, per sperimentare nuovi tracciati, come sanno fare gli americani che di questa specialità sono i maestri. Ovvio che bisogna essere preparati fisicamente, ma conoscere anche le condizioni della neve». Sono molti quelli che dopo anni trascorsi tra i pali dello slalom si sfogano all’esterno dei tracciati.
E’ per venire incontro a questo “popolo” che Renzo Minella, responsabile marketing degli impianti di passo San Pellegrino e Falcade, ha scommesso sul freeride park: «Ci sono varie richieste da assecondare. Le famiglie, i gruppi sportivi, i turisti, ma non vogliamo sottovalutare il mondo dei freerider che è in grande espansione. A loro le stazioni turistiche estere hanno dedicato grandi spazi, come è accaduto anche in valle d’Aosta (a cui ci siamo ispirati). C’è voglia di neve fresca: e sulle Dolomiti, con la nostra iniziativa, siamo i primi».
Il popolo dei freerider si riconosce anche dagli accessori: telecamere sul tasco (head camera) per rivivere a casa (e poi su YouTube) le emozioni delle discese in neve fresca. Finora scendevano fuori da ogni regola, ora per loro è arrivato il primo freeride park: un progetto pilota che potrebbe essere presto esportato ad altre realtà.
Andrea Selva
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