Al via il restauro del rifugio Venezia

VODO DI CADORE. Barbara Feltrin, che gestisce il rifugio Venezia, incrocia le dita. Oggi, dopo tanto maltempo, dovrebbe esserci la prima giornata di sole e finalmente – sospira – l’elicottero potrà volare fino ai 2 mila metri del rifugio Venezia.
Un viaggio atteso da settimane per trasportare in quota non solo Barbara e i suoi collaboratori, ma anche l’impresa che dovrà provvedere al recupero e alla sistemazione del tetto. La tempesta Vaia, a fine ottobre, lo ha gravemente danneggiato. I volontari, ai primi di novembre, sono riusciti a coprirlo con un pesante telo di nylon. Poi è arrivato l’inverno. E tanta, davvero tanta neve, soprattutto nelle ultime settimane. Un metro ai piedi del rifugio, dai due ai tre metri appena sopra.
«Ci eravamo illusi di poter lavorare con l’arrivo della primavera, quando la coltre bianca era rimasta di pochi centimetri, invece», sbotta la signora Barbara, «il successivo maltempo ci ha rigettato in ginocchio e, adesso, aspettiamo con ansia la prima parentesi di meteo favorevole per tirar su le impalcature e poter recuperare l’agibilità del rifugio».
Agibilità che nei fatti non c’è. E, infatti, l’apertura del rifugio, prevista per metà giugno, dovrà essere rinviata di un mese, se non addirittura di una settimana successiva. Il Venezia, dunque, rimarrà chiuso in giugno. Un vero peccato per i tanti frequentatori del Pelmo, o almeno dei suoi itinerari ai piedi della montagna. Il Venezia, infatti, è una meta escursionistica tra le più popolari. «Dal rifugio in su è impossibile salire», mette le mani avanti Feltrin, «c’è ancora troppa neve. La forcella è irraggiungibile, quindi è stoppato anche il classico itinerario verso il rifugio Città di Fiume. Sono tutti da verificare i sentieri attrezzati di corda, perché potrebbero essere stati danneggiati».
Dalle valle le strade forestali che salgono presentano dei pericolosi smottamenti. Così pure la pista che arriva da Zoppè di Cadore, parzialmente interrotta da due frane. Per la prossima stagione escursionistica si tratta, dunque, di metter mano anche a questi percorsi. Non ci sarebbero problemi, invece, lungo il sentiero che arriva da passo Staulanza. «Gli escursionisti stiano sereni, riusciremo a salvare il cuore della stagione», rassicura Feltrin, «certo è che la situazione si presenta drammatica. Anche perché dal tetto è penetrata dell’acqua e qualche muro ne è rimasto pregno, quindi abbiamo bisogno di un po’ di tempo per asciugare».
Dall’altra parte della valle, il rifugio San Marco, sopra San Vito di Cadore, aprirà normalmente intorno al 20 giugno. Il Comune, infatti, aggiornerà l’ordinanza di chiusura dell’accesso al rifugio Scotter, finito sotto i sassi. Da San Vito si potrà salire a piedi. Al San Marco è nevicato anche l’altra sera, ma i prossimi giorni di bel tempo scioglieranno la coltre bianca. Siamo in faccia all’Antelao e ai suoi piedi aprirà anche il rifugio Galassi, raggiungibile dalla Val d’Oten. —
F.D.M.
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