Al via un ambulatorio per uomini
BELLUNO. Estendere il progetto di valutazione del rischio di frattura ossea, oggi dedicato soltanto alla donne con neoplasie, anche agli uomini colpiti dal tumore alla prostata. L’idea è della dottoressa Rita Occhipinti, responsabile dell’ambulatorio di osteoporosi all’ospedale San Martino e membro del Soroptimist.
L’ambulatorio, che fa capo alla Geriatria ed è punto di riferimento provinciale, quindi aperto a pazienti di Usl 1 e 2, è partito ormai diversi anni fa, offrendo soprattutto alle donne in post menopausa o in età senile un supporto per contrastare l’insorgenza della fragilità ossea, che è molto pericolosa. Ogni anno all’ambulatorio accedono un centinaio di nuovi pazienti, mentre quelli già in cura sono 1.300. L’ambulatorio è riconosciuto dalla Regione come centro specialistico per la diagnosi e cura dell’osteoporosi severa ed è autorizzato a prescrivere farmaci e a somministrare medicinali per vi endovenosa. «Una volta al mese l’attività viene svolta anche all’ospedale di Pieve di Cadore», precisa la dottoressa, che vorrebbe, «risorse permettendo», ampliare il servizio anche ad Agordo.
Ad oggi, nell’ambulatorio è attiva una sezione dedicata alla valutazione del rischio di frattura nelle donne con neoplasia mammaria, categoria particolarmente a rischio per la fragilità ossea. E visto che anche per gli uomini affetti da particolari forme tumorali si presentano gli stessi problemi «sarebbe mia intenzione ampliare il servizio anche ai pazienti maschi, colpiti dal cancro alla prostata, che per l’assunzione di determinati farmaci vanno incontro a questo problema».
Inoltre, è attiva anche una fracture unit, cioè un percorso diagnostico terapeutico, in collaborazione con Ortopedia, FIsiatria e Medicina nucleare di Belluno (presente solo in pochi ospedali in Italia: Roma, Firenze, Milano, Palermo, Perugia e Pavia), che ha come obiettivo il recupero funzionale del paziente fratturato e la prevenzione di rifratture. Inoltre «stiamo collaborando con la Medicina nucleare per l’appropriatezza del ricorso all’esame densitometrico», conclude Occhipinti.
Paola Dall’Anese
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