Albergatori, la paura dei nuovi focolai: «Stanno arrivando disdette dall’estero»

Ad agosto sarà occupato tra il 40 e il 60% dei posti letto: «La clientela sarà rappresentata soprattutto dagli italiani» 

BELLUNO

I turisti premiano la montagna, perché più protetta da possibili contagi, ma la paura dei focolai in giro per il Veneto e il Paese, nonché per quelli che esplodono all’estero, fa salire la preoccupazione fra gli albergatori. E non solo. «Purtroppo stanno arrivando disdette dalla Spagna, dalla Catalogna in particolare», ammette Walter De Cassan, presidente di Federalberghi, titolare de “La Baita” ad Andraz. «I catalani e, più in generale gli spagnoli, erano in aumento negli ultimi anni. Così come gli americani». E neppure questi si intercettano, perché appunto non ci sono. Anche gli austriaci non escono dai loro confini. «Dall’Est arrivano percentuali da numero di telefono: zero virgola», sorride amaramente De Cassan. Gli italiani costituiscono il 95% delle presenze, che comunque oscillano tra il 40 e il 60% rispetto ai posti occupati nelle prime settimane d’estate dell’anno scorso.

Il timore del contagio è sempre in agguato. Osvaldo Finazzer, sul Pordoi, ha consegnato l’albergo Gonzaga, chiavi in mano, al team BahrainMclaren in ritiro. «Nessun altro può entrare finché ci sono loro. Devono prepararsi», specifica Finazzer, «a quest’ultimo scampolo di stagione agonistica. Incrociando le dita, ovviamente, perché non ritorni la “peste”, come la chiamano».

La Valle del Biois, in questo senso, si ritiene fortunata. Accoglie quasi tutti italiani in alberghi e pensioni, oltre che negli appartamenti. «Io e i colleghi possiamo dire di essere soddisfatti per i numeri che abbiamo», ammette Antonella Schena, che in centro a Falcade conduce il “Stella Alpina” e coordina l’Associazione degli operatori turistici. «Disdette a seguito dei nuovi focolai non ne stiamo ricevendo», ammette. «Anche perché chi prenota lo fa dopo essersi puntualmente assicurato di quali sono le condizioni sanitarie. Qui tutti usano la mascherina, si igienizzano le mani, mantengono il distanziamento».

Anzi, a proposito di prenotazioni, continuano quelle per agosto (c’è ormai il pienone, anche se non il tutto esaurito), cominciano quelle per settembre e proprio in queste ore ho già coperto dei posti letto per il capodanno».

Fiduciosa è pure Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina. Certo, il segnale che arriva dalla Catalogna, e dalla Spagna più in generale, non è incoraggiante. La “Regina delle Dolomiti” continua a inviare messaggi di serenità, fondati sul rispetto rigoroso delle precauzioni ai piedi delle Tofane. «Nessuno sgarra, qui non può accadere quel che è successo in Val Badia. Lo dimostra, peraltro, l’esperienza di come siamo usciti dai contagi. Ecco perché le cancellazioni si sono fermate».

Il 95% degli hotel è aperto, si prepara a realizzare «un mese d’agosto almeno soddisfacente», chiuderà in gran parte all’inizio di settembre, a meno che i focolai non si spengano e ritornino le prenotazioni, magari da oltre confine. La grande speranza è che si sblocchi l’America. «Purtroppo», osserva De Cassan, «non intercettiamo neppure gli svedesi e i finlandesi che scendono verso le nostre spiagge, in auto; per anni hanno sostato qualche giorno sulle Dolomiti. In queste settimane, invece, hanno proprio disertato l’Italia».

I piccoli alberghi, quelli a conduzione familiare, reggono meglio degli altri. Ma la grande paura, di questi tempi, sono appunto i focolai, a cominciare da quelli nelle grandi città del Veneto, da dove arriva la quota maggiore di clientela.

Tante di queste aziende stanno salvando la stagione con i lavoratori dei cantieri delle imprese sull’Alemagna e di quelle impegnate nei cantieri post Vaia. Alcuni, soprattutto nell’area del Centro Cadore, sono dedicati esclusivamente a questo personale. La stessa troupe della fiction “Un passo dal cielo” è stata salutata come benvenuta proprio in considerazione di questa opportunità. —


 

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