Albergo al Sole le difese giocano la carta della perizia

Nino Bonan chiamato a ricostruire i passaggi della vicenda legata alla destinazione turistica della struttura di San Vito
Di Gigi Sosso
L'albergo 'Al Sole' di San Vito
L'albergo 'Al Sole' di San Vito

SAN VITO. Sole, le carte della difesa. Sentito a lungo il consulente Nino Bonan, sulla vicenda dell’albergo di San Vito. Non rimane che discutere il prossimo 12 novembre e arrivare alla sentenza. Non c’erano molte altre date da scegliere, perché il presidente del tribunale e del collegio giudicante Sergio Trentanovi sta per andare in pensione e bisogna fare presto. Al suo fianco, ci sono sempre le colleghe Antonella Coniglio ed Elisabetta Scolozzi.

Gli imputati sono sei: l’ex sindaco Giampietro De Vido, che è accusato di corruzione, abuso d’ufficio e abuso edilizio e ha come difensore l’avvocato Anna Casciarri; Pierangelo Bressan, il legale rappresentante della Wolfer srl, che è la proprietaria dell’immobile di via Ossi (Borella e De Girolami); il progettista e direttore dei lavori Gabriele Sernagiotto (Mascotto); l’impresario edile di Ponte e costruttore della struttura Giuseppe Da Ronch (Girani); il capo dell’ufficio tecnico comunale Alberto Garaffa (Tandura) e l’impiegata dello stesso ufficio Arianna Piaia (Steccanella).

Il Comune di San Vito è parte civile con l’ex primo cittadino Andrea Fiori e ha come avvocato Livio Viel e Annamaria Coletti. L’inizio dell’inchiesta è del 2009 e riguarda una costruzione che doveva essere un albergo, ma secondo la procura si era trasformato in un residence con appartamenti. I dubbi erano sul cambio di destinazione d’uso. Viel aveva chiesto di sentire la ragioniera capo e segretaria comunale Battistella, ma tutti si sono opposti e il collegio si è adeguato, dopo pochi minuti di camera di consiglio. E allora, su accordo delle parti, via con Bonan, che ha cominciato a raccontare di quell’area di 2000 metri quadri a San Vito, che il piano regolatore prevede a vocazione alberghiero-ricettiva. I lavori sono stati autorizzati nel 2006 per una residenza turistico-alberghiera. Secondo lui, non si modifica la destinazione d’uso, in quanto la stessa residenza turistica è una struttura alberghiera, in questo caso della famiglia Tormen. Il progetto prevedeva sette appartamenti e il fabbricato è conforme al progetto del 2010. Viel ha cercato di metterlo in difficoltà in tutte le maniere, ma «so dove vuole arrivare l’avvocato».

Trentanovi non ha ammesso più di qualche domanda, perdendo anche un po’ la pazienza, di fronte all’insistenza della parte civile. I due testimoni previsti non hanno aggiunto moltissimo a una vicenda, che è stata messa sotto la lente in ogni suo dettaglio e allora non restava che un ultimo rinvio al 12 novembre per la discussione. È il momento della sentenza.

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