Albergo diffuso, si mira ad un consorzio
BELLUNO. Ospitalità come modello di sviluppo per il territorio nel suo complesso: anche Belluno guarda con interesse all’albergo diffuso, nuova formula che sta prendendo piede in Italia. Questa nuova versione dell’accoglienza, nata nel 1998 in Sardegna, riconosciuta in Veneto dal 2013 con un’apposita legge, ha iniziato a diffondersi nel Bellunese, come ad esempio a Cibiana di Cadore, o nella frazione di Costauta di S.Pietro di Cadore, coinvolgendo già una cinquantina di famiglie.
Se n’è parlato ieri all’incontro promosso dalla Fisascat Cisl, voluto per approfondire questo nuovo modello di ricettività, nuova strada per un turismo sostenibile, motore di crescita sociale ed economica.
Tra i relatori Daniele Kilhgreen ideatore e creatore dell’albergo diffuso di S. Stefano di Sessanio, Piero Gremese sindaco di Sauris, Guido Trento pioniere per la provincia di Belluno su questo modo di fare turismo, Luciana Furlanis sindaco di Cibiana di Cadore, Laura Fregona segretaria provinciale del Fai e Mara Manente, direttore di Ciset, mentre i lavori sono stati conclusi da Pierangelo Raineri, segretario nazionale Fisascat. «I turisti di oggi vogliono vivere il sapore vero e respirare la dimensione più locale del posto che stanno visitando, e questa nuova formula di ospitalità è una risposta convincente», dichiara Stefano Calvi della segreteria Fisascat. «Questo nuovo modello di turismo permette di non impattare ulteriormente sul paesaggio e sul contesto ambientale». Presenti molti sindaci bellunesi e studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che sta studiando e approfondendo il fenomeno turistico-culturale. «Cercheremo di diffondere il format creando una rete tra Comuni che vogliano intraprendere questo percorso, trasformandosi in un vero e proprio consorzio che possa promuovere un turismo gestito dal basso», conclude Calvi.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi