Alberi tagliati, 60 mila euro ai Benetton
CORTINA. Avevano ragione i Benetton: quegli alberi non potevano essere toccati e la colpa dell’accaduto non si può non ascrivere ai mandanti dell’intervento. Il tribunale di Belluno ha giudicato colpevoli dei reati di usurpazione e modifica dello stato dei luoghi l’imprenditore edile Francesco De Stefani, 46 anni, l’architetto Lucio Boni di 57 anni e il proprietario dell’albergo Lajadira, il 41enne russo Andrei Toporov, condannando gli stessi a sei mesi di reclusione e a una multa di 150 euro a testa, oltre al riconoscimento di 60 mila euro in saldo (complessivi) a titolo di risarcimento per la parte civile e al versamento di 5400 euro per le spese legali di costituzione della stessa.
È arrivata ieri mattina la sentenza del giudice Cristina Cittolin, atto conclusivo, in primo grado, di una vicenda apertasi il 9 agosto del 2009, quando nei pressi della villa di proprietà della famiglia Benetton, in località La Riva a Cortina, la ditta Costruzioni De Stefani di Jesolo (che era incaricata di ampliare l’hotel 4 stelle Lajadira con un centro benessere) aveva provveduto al taglio di un lungo filare di una ventina di abeti (altri tra i 15 e i 20 metri) che servivano a delimitare la residenza delle vacanze di montagna dei Benetton e lì posizionati allo scopo di fornire un riparo da sguardi indiscreti e dal vento. Ditta che in un primo momento aveva anche sconfinato nel terreno della villa della famiglia di Gilberto Benetton con un cordolo in cemento. A segnalare ai Benetton l’accaduto era stato il custode della villa Giovanni Storato (al momento dei fatti in vacanza), a sua volta informato dal giardiniere Sergio Apollonio che gli abeti erano spariti e con essi anche ceppi e radici.
De Stefani, Boni e Toporov sono stati invece assolti relativamente al secondo capo d’imputazione, quello di furto aggravato del legname prodotto dall’abbattimento delle piante.
Non è stata accolta, quindi, la linea della difesa (sostenuta dall’avvocato Annamaria Coletti dello studio Viel, legale del Boni, e del collega Pierpaolo Alegiani di Venezia, difensore di De Stefani e Toporov), che anche nella sua replica di ieri ha confermato la tesi già esposta nell’udienza dello scorso 12 gennaio, chiedendo cioè l’assoluzione degli imputati («in quanto non ci sono prove che abbiano tagliato le piante, fossero materialmente presenti e abbiano dato esplicito ordine di provvedere al taglio») e addebitando a un’errata interpretazione del progetto da parte degli operai l’abbattimento degli alberi.
Tesi smontata anche ieri dall’avvocato di parte civile Anna Casciarri dello studio Paniz, che nella sua replica ha insistito su due aspetti. Il primo che il cantiere per i lavori dell’albergo non era stato segnalato accuratamente durante la presenza della famiglia Benetton e del custode, ma solo in un secondo momento (quando nella villa non c’era più nessuno), il secondo che i termini confinari erano stati volutamente rimossi, proprio in quanto volutamente occultato il cantiere in un primo momento.
Repliche delle parti arrivate dopo l’intervento del pm Sandra Rossi, che ha bacchettato la difesa precisando di «non aver mai parlato di abuso edilizio». Pubblico ministero che lo scorso 12 gennaio aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati a un anno e sette mesi e al pagamento di una multa di 200 euro a testa, mentre la famiglia Benetton, che si era costituita parte civile attraverso la società Regia srl, aveva chiesto una provvisionale di 50 mila euro, inferiore cioè a quanto disposto dal giudice. (ma.ce.)
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