Albertini, attività a rilento E si parla di 200 esuberi
QUERO VAS. Aria pesante anche alla Albertini di Quero Vas, dove ieri pomeriggio si sono svolte le assemblee sindacali.
A destare qualche perplessità, a detta delle parti sociali, è «l’atteggiamento della proprietà», spiega Paolo Agnolazza della Fim Cisl. «L’anno scorso sono stati trasferiti tutti i macchinari per la lavorazione meccanica da Quero a Turate in Lombardia. L’intento era quello di specializzare ogni sito produttivo e fare in modo che quello feltrino si concentrasse sulla pressofusione, tanto che qui avrebbero dovuto arrivare le attrezzature di Turate, in una sorta di scambio tra stabilimenti». Ma la situazione è cambiata. «Albertini ha annunciato l’intenzione di chiudere l’impianto di Turate, impianto che da fine aprile è stato fermato e tutti i lavoratori sono stati spostati a Villasanta. Dopo questa operazione, l’azienda è in dubbio se trasferire a Quero i macchinari o esternalizzare questa produzione. Ma soprattutto ha annunciato altri 200 esuberi. Esuberi che non dovrebbero interessare il sito feltrino». Ma la certezza non c’è. «Noi pensavamo che nel frattempo l’attività di Quero, dove si è sempre lavorato, venisse potenziata, ma così non è stato. Anzi, la proprietà ha precisato che per i prossimi due anni il mercato sarà abbastanza debole».
A oggi lo stabilimento di Quero ha subìto alcune fermate dovute alle difficoltà finanziarie del gruppo che si riversano nei ritardi dei pagamenti ai fornitori. Inoltre, il mese scorso si sono susseguiti vari incontri disgiunti del Ministero dello Sviluppo economico con l’azienda e con il sindacato. A breve dovrebbe esserci un altro vertice.
Attualmente i lavoratori del gruppo Albertini sono in stato di agitazione e non è escluso che si possa arrivare ad azioni di maggiore impatto. «La situazione è preoccupante, anche se non in modo particolare per la nostra realtà bellunese», sottolinea ancora Agnolazza che aggiunge: «Gli stabilimenti sono tra loro collegati:se uno dovesse bloccare la produzione, anche noi rimarremmo fermi. Il problema è che l’azienda non dà certezze sul piano di rilancio dell’attività e delle fabbriche. E questo non fa che creare disagio tra i lavoratori. Per questo è necessario che vengano messe in chiaro le reali intenzioni dell’Albertini».
I sindacati, che tengono un filo diretto con le istituzioni locali, presto incontreranno il comitato istituzionale di sorveglianza per fare il punto sulla ex Form e sulla Ferroli. «Il Feltrino in questi anni di crisi è stato duramente colpito. È necessario che l’intero territorio sia coinvolto per trovare una soluzione e fare fronte comune a una situazione che si fa complicata di giorno in giorno». (p.d.a.)
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