Alemagna, nessuna traccia delle varianti. Mainardi: «Finanziamenti a rischio»
Treno delle Dolomiti? Sì, anzi no, magari forse. Mentre la politica confonde la programmazione con gli annunci, la mobilità della montagna bellunese è ferma al palo e rischia di restarci. Il caso, ormai nemmeno più clamoroso, è quello delle varianti all’Alemagna previste per Cortina 2021. Per decreto le opere dovrebbero essere concluse a fine dicembre, ma i progetti, dopo la prima bocciatura, non sono ancora stati presentati. Il primo a lanciare l’allarme fu l’architetto bellunese Bortolo Mainardi, già membro del cda dell’Anas, esperto nella materia dei trasporti e tutt’oggi impegnato professionalmente in Italia e all’estero sui temi delle mobilità stradali, ferroviarie e nella compatibilità ambientale degli aeroporti. Mainardi potrebbe avere qualche notizia in più.
Architetto, è recente la nomina del nuovo presidente Anas, Claudio Gemme, del quale si dice sia un suo amico…
«Siamo stati colleghi nel cda di Anas tra il 2009 e il 2011, è un manager preparato e di notevoli esperienze, ci siamo ovviamente sentiti anche per gli auguri».
Ci potranno essere possibili collaborazioni e magari positive per la situazione nel bellunese?
«Lui conosce la mia preparazione tecnica, se e come la riterrà utile ci chiariremo quando ci vedremo e sarà così anche per gli interventi sulle nostre strade».
A proposito, dopo le bocciature da parte del Ministero dell’Ambiente (tra marzo e maggio 2018) oggi non ci sono più notizie sulle importanti varianti di Tai, Valle, San Vito di Cadore e Cortina.
«Dai pareri negativi della Commissione Via di quasi un anno fa ad oggi non mi risulta che siano stati depositati nuovi progetti con gli obbligati studi di impatto ambientale, ma probabilmente ciò avverrà prossimamente».
Quindi nemmeno nel 2019 vedremo l’avvio dei lavori?
«Questo lo deve chiedere a coloro che garantivano l’ultimazione dei lavori e la consegna delle opere entro dicembre 2019 e pronte per i Mondiali di sci del marzo 2021 (DL 50/17, art 61, comma 26), fantasiosi tempi realizzativi sui quali mi ero già espresso, suggerendo anche di monitorare che i 70 milioni di euro previsti dal Piano pluriennale Anas e i 100 milioni del Decreto viabilità venissero confermati».
Esiste la possibilità che vengano tagliati?
«Il Piano Anas scade adesso, a gennaio 2019 e il nuovo non è ancora pronto. Bisogna controllare quali e come vengono definiti i criteri di assegnazione delle risorse finanziarie e monitorare i tempi di competenza e cassa rispetto a progetti non pronti e/o non cantierabili, oppure non più sintonici nelle motivazioni originarie».
Lei aveva stroncato sul nascere la proposta del Trenino delle Dolomiti e anche della elettrificazione dei binari.
«Da tecnico parlavo con cognizione di causa, conoscendo a sufficienza quali sono le vere problematiche e le priorità del trasporto su binari del bellunese e del suo necessario sviluppo».
Ma è stato firmato un accordo tra Regioni e Ministero e avviato uno studio, resta solo la scelta del tracciato, tanto che la Regione Veneto ha confermato che l’opera si farà. Parola di Zaia.
«Gli accordi di Cortina del febbraio 2016 prevedevano la presentazione del Progetto dell’anello ferroviario Calalzo-Dobbiaco entro l’anno. Oggi ci si trincera ancora dietro la stravagante scusa della mancata scelta dei tracciati. Se la Regione conferma oggi che l’anello si farà, credo che nelle promesse è giusto credere e sperare, soprattutto perché non costa nulla».
Però, architetto, dalla firma ad oggi sono trascorsi già tre anni…
«I tempi della politica hanno diverse narrazioni della realtà. Questo “Trenino” secondo me non si farà mai perché non serve a niente e a nessuno, tanto meno ad incrementare il turismo in Val Boite. Inoltre perché tecnicamente e finanziariamente non ci sono mai state e non ci sono nemmeno oggi le minime condizioni di supporto alle analisi di policy marker, né sulla esternalità strategica dell’opera né sui calcoli finanziari, economici, sociali e turistici alla base dei costi-benefici dell’opera».
Lei crede poco anche alla elettrificazione dell’anello basso, da Vittorio Veneto a Ponte, proposto in vista del Mondiali 2021 per dare modernità e sviluppo al trasporto ferroviario.
«L’unico futuro possibile che ha l’asse ferroviario nell’alto bellunese, per rimanere tale, è lo sviluppo improbabile ma necessario di un progetto di varianti dei tracciati per velocizzare i tempi da Vittorio Veneto a Calalzo e del collegamento diretto, attraverso il Comelico, con l’Austria: un incomparabile progetto green unificante della società bellunese cadorina per uno sbocco a Nord del Veneto. Mi creda, la sola elettrificazione di quel tratto serve a poco o nulla, in quanto non cambia i tempi di percorrenza, perché essi non dipendono dal tipo di trazione diesel-termico o elettrico, ma dal tracciato».
Con le varianti all’Alemagna in cronico ritardo e il treno delle Dolomiti ridotto a chiacchiera da bar, cosa pensa dell’idea di riaprire l’aeroporto a Cortina?
«Se ne parla dal 2015 con la Regione e il Comune che hanno sostenuto uno studio di fattibilità nel 2016 il quale non ha però mai avuto, da quanto mi consta, il benestare dell’Enac per i voli commerciali. Se si vuole veramente riattivare l’infrastruttura di volo bisognerà parlare di aviosuperficie, per la sola aviazione generale e non di aeroporto, e acquisire ogni autorizzazione necessaria alla sicurezza, alla compatibilità ambientale e un Piano di gestione nell’equilibrio economico-finanziario». —
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