Alfonso lascia il ricordo della sua voce

AGORDO. «Se ne va un esempio di forza di volontà e di integrazione». Giovedì alle 14.30 nella chiesa arcidiaconale, la comunità di Agordo si stringerà attorno ai famigliari per dare l'ultimo saluto ad Alfonso Wiesner, il diciannovenne di origini colombiane, annegato domenica pomeriggio nel laghetto di Polane. Ad accompagnare le esequie sarà il Coro Agordo, la formazione musicale nella quale Alfonso militava da un anno, anche se solo da pochi mesi aveva ricevuto la divisa e poteva dunque partecipare ai concerti.
«Quando è arrivato», ricorda la direttrice del coro, Roberta Conedera, «era stonato come una campana, non era in grado di cantare. Gli davi un suono e lui te ne dava un altro. Nell'arco di un anno è però migliorato notevolmente, dando a noi tutti una lezione morale che nessuno ci aveva mai dato: con volontà e passione puoi raggiungere gli obiettivi che ti proponi, anche i più difficili». A seguirlo in questo percorso di educazione musicale è stato anche il suo compagno fra i “bassi”, Lorenzo Baldan. «Alfonso era entrato nel coro», dice, «ma non aveva avuto esperienze di canto. Partiva da una situazione di svantaggio, ma ci ha messo tanta volontà e caparbietà. Voleva imparare a cantare e voleva cantare nel coro. E ce l'ha fatta».
«Dopo un mese in cui ci siamo resi conto che era ultradeterminato e che aveva anche un bellissimo timbro di voce», continua Lorenzo, «ho chiesto a Roberta di fare una prova aggiuntiva, inizialmente dedicata a lui, ma alla quale poi hanno partecipato anche altri coristi. Era trainante, era tutto fuori che tiepido. Il martedì mi chiamava per chiedere se c'era la prova. Per me rimarrà un esempio eccezionale di forza di volontà, che dimostra che uno può farcela, non importa da dove si parte».
Sia Lorenzo Baldan che Roberta Conedera sono però concordi nel ritenere che il caso di Alfonso sia anche un modello di integrazione. «Per noi non era un colombiano», sottolinea la direttrice, «per noi era uno di noi. E il coro è stato motivo di integrazione, bastava vedere come cantava in dialetto “Le Zime dell'Auta”, “La Marmolada”, “Agordo”. Ha anche dimostrato a quelli che dicono che ad Agordo per i giovani non c'è niente, che le cose non sono così».
«È una lezione», conclude Baldan, «molto positiva per gli immigrati, ma anche per la comunità che è stata pronta ad accogliere. È stato uno scambio reciproco tra gente disposta a dare e gente disposta a ricevere».
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