Alla Guarnier regna l’incertezza
BELLUNO. Un lungo confronto di quattro ore, quello di ieri, tra i rappresentanti di Unicomm e i sindacati di categoria, in merito alla richiesta di chiarimenti sugli esuberi alla Guarnier e sulle reali intenzioni della società di mantenere una sua sede nel Bellunese. Ma alla fine di concreto c’è stato ben poco e tutto è stato rinviato a un tavolo a palazzo Piloni.
Qualche passo in avanti, invece, c’è stato sul fronte del Mega della Veneggia, come spiega Stefano Calvi della Fisascat Cisl. «Stiamo chiudendo», dice, «l'unica cosa ancora da definire è l'incentivo all'esodo volontario per le cinque persone che hanno accettato l’uscita perché vicine alla pensione». Stiamo parlando di uomini e donne che hanno quasi 60 anni: «La società», prosegue Calvi, «ci ha offerto due mensilità, mentre noi ne chiediamo almeno cinque». Poi passa ad esporre i dubbi anche su questa operazione: «Non ci è chiaro a quanto ammonti l’esubero per l’azienda. Oltre a queste cinque persone, infatti, si parla di un’altra decina di dipendenti. Questi dovrebbero essere ricollocati all'interno della struttura di Unicomm, ma il problema per noi è un altro: queste persone non dovrebbero essere tagliate, se si pensa al rilancio dell’attività e alla possibilità che il Mega apra anche le domeniche. Se si tengono in considerazione questi aspetti, si capisce che gli esuberi non ci sarebbero, visto che le aperture nei festivi fanno aumentare del 20% le esigenze del lavoro», sottolinea ancora Calvi, che si dice scettico sul fatto che «questo negozio possa lavorare bene senza queste persone. A mio avviso, così stando le cose, potrebbe esserci un ritorno in termini negativi sul fatturato».
La Fisascat Cisl di Belluno anticipa che «se dovessero esserci le aperture domenicali, saremmo pronti a sottoscrivere un accordo con rotazione, facendo fare una festività su tre ai lavoratori».
Sulla vicenda dei 19 esuberi presunti alla Guarnier (alcuni dovrebbero andare in cassa e altri in mobilità) non c’è stato alcun accordo, «perché non siamo riusciti a giungere a definire con chiarezza quali sono le intenzioni dell’azienda in merito al futuro di queste persone», precisa anche Mauro De Carli della Filcams Cgil.
La settimana scorsa i lavoratori avevano fatto un’ora di sciopero proprio per capire se questa manovra nasconda o meno l’intenzione, a lungo termine, di trasferire tutto nel vicentino: «Credo che nei prossimi giorni faremo un verbale di mancato accordo», conclude De Carli, «perché non c'è stato un approfondimento del piano di rilancio. Siamo in una fase di attesa e stiamo valutando se incontrarci in altre sedi istituzionali, mi riferisco alla Provincia, per approfondire la situazione con l’intera proprietà Unicomm». (p.d.a.)
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