Alla Padre Kolbe arriva il manager per gestire l’emergenza coronavirus
PEDAVENA
Da Alano a Pedavena, arriva il manager in aiuto della casa di riposo Padre Kolbe per fronteggiare la difficile situazione legata alle positività tra ospiti e personale.
Francesco Facci, direttore della Fondazione Santa Tecla di Este e della Sant’Antonio Abate di Alano di Piave, è stato autorizzato dall’ordine dei Frati Minori Conventuali di Padova di cui la stessa Casa Kolbe è emanazione, su richiesta della direttrice Roberta Bortoluz e con la benedizione dell’Usl.
Sono 30 i dipendenti positivi su 140 complessivi, secondo i dati del segretario Fp Cgil, Gianluigi Della Giacoma. Ma il nuovo manager che ha contribuito ad arginare il focolaio di coronavirus alla casa di riposo con annesso ospedale di comunità di Alano di Piave, non drammatizza: «Gli operatori negativi al Covid 19 stanno dimostrando una straordinaria capacità e forza per mantenere in equilibrio l’organizzazione».
«La richiesta che mi è giunta dalla direttrice di Pedavena Roberta Bortoluz», spiega Facci, «è stata subito da noi recepita considerata la situazione di criticità in cui si è venuta a trovare la struttura. Si è trattato di una richiesta informale, fra colleghi che gravitano su Uneba di cui sono presidente a livello regionale e di cui Bortoluz è presidente provinciale. E la mia presenza da consulente a Padre Kolbe sarà temporanea, in attesa che la direttrice possa rientrare al lavoro».
Casa Padre Kolbe ha una capienza di 170 posti letto di cui trenta nell’attigua residenza Santa Maria Gloriosa per religiosi in pensione.
Sono 91 gli ospiti risultati positivi al tampone e nell’ultimo mese si sono registrati due decessi per i quali il virus sarebbe stato un’importante concausa, mentre per altri due casi non si è fatto in tempo a somministrare il tampone perché le ospiti sono morte prima dello screening.
E il manager ora è entrato in azione. In accordo con l’Usl Dolomiti e «in costante contatto con la Bortoluz», continua Facci, «si stanno supportando gli operatori e nello stesso tempo si è dotata la struttura di Pedavena di importanti e consistenti investimenti per mettere in totale sicurezza gli ambienti e i lavoratori, mutuando in questo l’esperienza di Alano di Piave. L’ordine da cui dipende la Fondazione ha autorizzato l’acquisto di macchinari per la sanificazione degli ambienti con l’ozono».
Non è previsto invece il reintegro dei dipendenti malati attingendo a personale sostitutivo. «Sono gli stessi operatori di Kolbe che stanno affrontando in maniera eroica questa emergenza e che hanno raccolto la sfida in maniera esemplare. Con la stessa motivazione e la stessa determinazione dimostrata dagli operatori di Alano di Piave quando hanno dovuto far fronte al focolaio. Va anche detto che chi è in isolamento domiciliare attualmente, perché riscontrato positivo al Covid parecchi giorni fa, sta per terminare il periodo di quarantena e a me risulta che non ci sia stata alcuna criticità di tipo sanitario che possa pregiudicare un rientro a breve».
Il Comune di Pedavena, sabato scorso, aveva annunciato che si sarebbero montate due tende, a cura della Protezione civile, per far fronte alle necessità legate anche alla sanificazione. Non ce n’è però più stato bisogno.
«Ho parlato con il vicesindaco del Comune», spiega infatti Francesco Facci, «sostenendo che la struttura Kolbe disponesse già di spazi capienti, penso solo all’auditorium o alla chiesa, che potrebbero essere riconvertiti ai bisogni emergenziali. Questi spazi sono stati tutti sanificati dalla ditta specializzata, sono destinati a sezioni “Covid free” e possono ospitare tutto quello che dovesse servire preventivamente, dagli effetti letterecci ai vari dispositivi di sicurezza».
E proprio per quanto riguarda il centro servizi di Alano di Piave che ha affrontato il focolaio di Covid sotto la guida di Facci, in considerazione del grande sforzo richiesto ai dipendenti (65 oltre ai collaboratori esterni) e della professionalità da loro dimostrata, il presidente della Fondazione Matteo Segafredo ha deciso di introdurre nelle buste paga un “Premio contrasto Covid-19”.
Un compenso per gli straordinari che dovranno fare nelle prossime settimane di emergenza.
«Questo premio», si evidenzia dal Cda della fondazione che fa riferimento alla parrocchia e alla diocesi di Padova, «è nettamente superiore al compenso normalmente previsto per gli straordinari». —
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