Allarme al Maserot: ignoti nella notte bucano la recinzione
Nessun danno agli uffici e all’impianto di Santa Giustina. Il ricordo torna al sabotaggio compiuto nell’ottobre 2015
SANTA GIUSTINA. Sulla porta che dà accesso agli uffici non ci sono segni di effrazione e gli impianti non sono stati manomessi, ma al Maserot si è accesa comunque la spia dell’allarme per il buco rinvenuto ieri mattina sulla recinzione. Un varco sufficiente per farci passare una o più malintenzionati che ha spinto il presidente di Dolomiti Ambiente, Luciano Gesiot, a denunciare subito il fatto ai carabinieri che sono intervenuti per eseguire dei rilievi. Il ricordo torna indietro all’ottobre del 2015 quando mani esperte sabotarono il biodigestore staccando il tubo discarico con il rischio di sversare nell’ambiente 1.300 metri cubi di materiale. Sarebbe stato un disastro, scongiurato solo dall’apparato di sicurezza dello stesso impianto che limitò le perdite. Ecco perché quando qualcuno tenta di introdursi al Maserot l’ipotesi del reato ambientale non può essere scartata.
L’altra ipotesi in campo è che chi ha tentato di entrare fosse un semplice ladro alla ricerca del modesto fondo cassa che la società tiene negli uffici. In ogni caso, chiunque fosse e quali fossero le sue intenzioni, è stato costretto a desistere, forse perché disturbato durante il tentativo. Di sicuro il taglio alla recinzione è stato compiuto la notte scorsa, come conferma il presidente di Dolomiti Ambiente, Luciano Gesiot: «Venerdì era a tutto a posto. Me ne sono andato alle 19,30 e sono certo che il buco non ci fosse. Abbiamo fatto un sopralluogo generale all’impianto e non risultano manomissioni né danni alla porta che dà accesso agli uffici, né mancanza di materiali. In ogni caso, vista la sensibilità del sito, ci è sembrato corretto portare subito la cosa a conoscenza del pubblico».
Ieri mattina al Maserot sono arrivati anche i carabinieri della Compagnia di Feltre, i quali hanno eseguito alcuni rilievi alla ricerca di tracce ed elementi. Il video sarà consegnato quanto prima ai militari che potranno così analizzarlo e verificare se dalle immagini si possono estrapolare informazioni utili sugli autori.
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