Allarme alla Metalba, preoccupazione in paese

Denso fumo dopo un principio d’incendio, arrivano vigili del fuoco e Arpav. I cittadini esasperati: «Non apriamo più le finestre. Cosa abbiamo respirato?»

BELLUNO. Una colonna di fumo denso. Bianco, ma a tratti anche più scuro, come riferisce chi abita in zona. Torna la preoccupazione a Fortogna, dove da anni i cittadini chiedono maggiori tutele per la propria salute. La convivenza con lo stabilimento della Metalba Aluminium non è mai stata semplice. La storia racconta di esposti in Procura, di segnalazioni all’Arpav, di telefonate ai carabinieri, ai vigili del fuoco, alla Provincia, allo Spisal. Non c’è ente che non sia stato coinvolto.

È accaduto di nuovo ieri mattina, quando una colonna di fumo denso si è alzata da un camino dello stabilimento. Subito sono arrivati i vigili del fuoco di Belluno, con l’autobotte e l’autoscala, i carabinieri di Longarone e i tecnici dell’azienda. Quando i pompieri sono arrivati non hanno trovato fiamme vive, ma un fumo denso vicino ad un macchinario dove vengono raffreddati gli scarti di lavorazione. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe preso fuoco il sacco che contiene le ceneri derivanti dall’operazione di smaltimento.

L’allarme è scattato poco prima delle 11 di ieri mattina. Quando i residenti a Fortogna hanno visto il fumo alzarsi dal camino hanno chiamato i carabinieri, che hanno attivato i vigili del fuoco. Le operazioni sono state lunghe, ma nel primo pomeriggio la situazione veniva definita sotto controllo. L’impianto è andato in blocco ed è rimasto fermo per tutta la giornata di ieri.

Mentre vigili del fuoco e carabinieri operavano all’interno dei cancelli della Metalba, i tecnici dell’Arpav effettuavano alcune misurazioni della qualità dell’aria: si percepiva un odore acre. Ma dalle verifiche fatte, a ieri non risultavano esserci problemi per la salute delle persone.

I residenti, però, non sono affatto tranquilli. Ieri mattina la signora Carla Feltrin, referente del Comitato di Fortogna, ha chiamato carabinieri e Arpav, chiedendo che venissero fatti controlli sull’aria. «Siamo esasperati, non apriamo neanche più le finestre», racconta. «Ci sono persone che non si fidano a lasciare i bambini a giocare in giardino. Questo stabilimento lavora a ciclo continuo, fra fumi e rumori, di giorno e di notte, la situazione è insostenibile».

Il Comitato da anni combatte per tutelare la salute dei residenti. Ha presentato anche un ricorso al Tar contro l’ampliamento della fabbrica. Ha fatto fare studi a un tossicologo qualche anno fa, «ed è emerso che la situazione è pericolosa per la salute», continua Carla Feltrin. «In alcune zone del paese lo studio indica elevati livelli di inquinamento da alluminio. Vorremmo tanto sapere: cosa abbiamo respirato questa mattina (ieri, ndr)?».

Dopo tanti anni di battaglie il Comitato, che si fa seguire dall’avvocato Cerruti per gli aspetti legali, si sente disarmato: «Non abbiamo ottenuto nulla, ogni giorno viviamo fra fumi e rumori», conclude Carla Feltrin. «Faremo un altro esposto in Procura. Nelle nostre case vorremmo solo stare tranquilli e così non è».

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