Allarme dei benzinai: «Distributori a rischio nelle aree periferiche»

Le pompe bianche e il nomadismo verso l’Austria mettono in ginocchio il settore. A metà mese la serrata

BELLUNO. «Siamo allo stremo. Il nostro settore è in sofferenza e bisogna al più presto che la situazione cambi». È il grido d’allarme lanciato da Carlo Buratto, referente dei gestori degli impianti di carburante presso l’Ascom di Belluno, che annuncia che anche i benzinai della provincia prenderanno parte allo sciopero del 12 e 13 dicembre prossimi, proclamato da Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Confcommercio.

Le promesse non bastano. «Per il momento le due giornate di sciopero sono state confermate», precisa Buratto, «però martedì prossimo il Governo ha convocato le parti sociali (noi siamo stati a Roma anche la scorsa settimana). Vedremo cosa succederà durante quell’incontro. Se ci daranno risposte positive e, soprattutto, certe, allora c’è la probabilità che lo sciopero venga annullato. Se invece ci saranno solo promesse, delle quali siamo stufi, andremo avanti e i distributori resteranno chiusi il 12 e il 13».

In provincia di Belluno gli impianti di distribuzione carburanti sono 105. «I gestori si trovano in forte difficoltà», dice ancora il referente Ascom, «con i margini attuali, che al massimo arrivano a due centesimi, e con la concorrenza che c’è fanno veramente fatica ad andare avanti. Il rischio è che chiudano distributori in zone più periferiche, creando anche un danno ai cittadini, che si vedrebbero così privati di un altro servizio».

La concorrenza delle “pompe bianche”. E anche nel territorio provinciale si stanno facendo strada le cosiddette “pompe bianche”, vale a dire le aree di servizio ce sono gestite da imprenditori privati e non vengono più controllate dalle compagnie petrolifere. «Ce ne sono diverse», commenta Buratto, «a Belluno, nel Feltrino, nella zona di Vas, ma anche altrove. La sensazione è che saranno destinate ad aumentare. Ovviamente fanno una forte concorrenza ai “nostri”, ossia ai benzinai delle compagnie che tutti conoscono, come per esempio Agip ed Esso. Una concorrenza che non riescono a sopportare. Un altro discorso ancora è quello del calo fisiologico di mercato, che ammonta tra il 10 e 15%. Un calo che le “pompe bianche” sono in grado di tollerare, mentre gli altri no».

“Nomadismo”, dalla Regione nessun aiuto. E a penalizzare i benzinai bellunesi c’è anche il fenomeno del “nomadismo”, che vede gente della provincia decidere di varcare i confini per andare a fare benzina dove conviene di più. «Una situazione che riguarda soprattutto le zone del territorio più vicine al confine», commenta Buratto, «come tutto il Comelico o l’area di Cortina. Da lì gli automobilisti si spostano in Austria, dove la benzina costa 20-25 centesimi in meno, e fanno il pieno. Magari superano il confine per fare altre spese e con l’occasione riempiono i serbatoi. I benzinai del Comelico sono disperati. Già diverso tempo fa avevamo chiesto un incentivo alla Regione per le zone alte delle Provincia. Da Venezia però ci hanno sempre risposto “picche”».

Difficile far quadrare i conti. Insomma, i problemi sono tanti, e in un momento di crisi i benzinai sono costretti a tirare la cinghia per far quadrare i conti. Tanto più che i litri calano. «Anche il fatto che il carburante abbia costi diversi pure con la stessa marca», spiega Buratto, «dipende dai differenti sconti che decide di fare il gestore. Lo sconto è infatti fatto con il contributo di quest’ultimo. E allora può scegliere se e quanto gli conviene o meno. C’è chi applica il meno 10 o meno 11, chi il meno 6. Tutto dipende da quanto il gestore vuole rimetterci, visto già che i margini di utile sono bassissimi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi