Allarme dei dentisti: mancano giovani ambulatori a rischio
Arrigoni (presidente Andi): «Non sarà facile trovare nuovi professionisti in grado di rilevare gli studi già avviati»

FOTO SIMBOLO - STUDIO DENTISTICOUno studio dentistico Gli italiani rinunciano alle visite per la cura dei denti
BELLUNO. È la provincia di Belluno, in Veneto, quella con il maggior numero di dentisti destinati alla pensione in tempi brevi. Su 166 odontoiatri presenti in provincia, una trentina hanno più di 67 anni (16,26%). E con la loro uscita, numerosi studi saranno destinati alla chiusura, vista la mancanza di giovani in grado di raccogliere il testimone.
I dati sono di Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) e rilevano come nel settore odontoiatrico l’89,06% dei dentisti abbia un proprio studio perlopiù monoprofessionale, mentre il 10,94% lavora o come collaboratore (94,3%) o come dipendente (1,9%). I collaboratori prestano attività presso un solo studio nel 28,4% dei casi, presso due studi nel 26,3% dei casi o presso tre studi nel 21%. Ma c’è anche un 7,6% di collaboratori che lavora in almeno 7 studi per costruirsi un reddito.
«I giovani neolaureati in odontoiatria difficilmente riescono ad aprire uno studio dentistico ex novo. I motivi sono chiaramente legati agli elevati costi di avviamento», spiega il presidente di Andi Belluno Gabriele Arrigoni. «La titolarità dello studio sarà inevitabilmente legata al passaggio generazionale nella gestione degli studi esistenti. Come associazione abbiamo portato avanti in Veneto dei progetti ad hoc. I dentisti che esercitano come puri collaboratori capiranno presto che il loro naturale destino è diventare titolari di studio dentistico, assumendosene i necessari onori ed oneri. Purtroppo il problema del ricambio generazionale è molto diffuso e ci preoccupa, perché se non lo risolviamo, il modello libero professionale rischia di cedere ulteriore spazio ai centri dentali».
Oltre questo, però, i dentisti devono fare i conti anche con una diminuzione della clientela che si attesta su un -9,4% e con un calo dei redditi. «I redditi dei dentisti sono già in caduta libera. I neolaureati guadagnano, dopo un anno di avvio al lavoro, una media di 1.090 euro al mese, che salgono a 1.633 dopo tre anni. Le donne guadagnano meno degli uomini e il reddito annuo netto si attesta su 13.080 euro dopo un anno di lavoro per salire a 19.596 euro dopo tre anni. Il 68,7% dei laureati trova lavoro dopo un anno: l’89,2% dopo tre anni», dice anche il presidente di Andi Veneto, Luca Dal Carlo che aggiunge: «I dati in nostro possesso dicono che un dentista arriva a guadagnare attorno a 70 euro al giorno nei centri odontoiatrici low cost.
«Certo la congiuntura non è favorevole», prosegue Arrigoni, «molti dentisti lavorano per un tempo inferiore alla disponibilità effettiva: il 94,9 % di costoro registra un calo di pazienti. Un dato che si ritrova nelle aspettative di guadagno future che, per il 52,4% dei dentisti saranno inferiori o al massimo uguali nel 43% dei casi. Solo il 4,6% dei dentisti si aspetta di guadagnare di più».
E per favorire il passaggio generazionale è partito il progetto pilota veneto “superminimi” che prevede di affiancare ai dentisti anziani i giovani dentisti in modo da affrontare e superare il problema del ricambio generazionale, sfruttando i vantaggi fiscali esistenti. «Il progetto di Andi Veneto vede la collaborazione della clinica odontoiatrica dell’Università di Padova e della associazione degli studenti in odontoiatria Aiso e trae la sua forza dall’energia dei giovani che possono infondere nuova linfa agli studi dentistici già avviati dove possono ricevere dai colleghi più esperti formazione sul campo, creando così il presupposto di un ricambio generazionale», dice Luca Dal Carlo.
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