Allarme erbacce al cimitero di Cusighe
BELLUNO. La morte della pulizia. Una savana di erbacce, tra il ghiaino dei viali del cimitero di Cusighe. Lapidi appoggiate sui muretti, vasi di fiori abbandonati lontano dalle sepolture e un baldacchino precario, con gli attrezzi necessari alle tumulazioni giusto dove capita. Dietro ai cancelli arrugginiti del camposanto di via Andrea Di Foro, una vita eterna grama per i defunti e uno strazio supplementare per i parenti costretti a fare lo slalom tra una flora molesta e parassita, che con la bella stagione diventa ancora più lussureggiante, per raggiungerli e appoggiare un fiore o recitare una preghiera.
Qualche tomba è di per sé in condizioni imbarazzanti, perché magari i cari congiunti vivono lontano e non hanno la possibilità di dedicarsi a un minimo di manutenzione e così sono scontenti tutti: «La situazione è molto grave», sottolinea una abitante della frazione tra Cavarzano e Sargnano, che lavora in una struttura pubblica, «è ormai da diverso tempo che siamo costretti a conviverci e credo che il Comune potrebbe fare qualcosa di più, per rendere almeno decoroso il cimitero, nel quale riposano i nostri parenti, più o meno stretti che siano».
A Palazzo Rosso non c’è alcuna corsa, per andare lavorare in uno dei dodici cimiteri, che punteggiano la periferia cittadina. C’erano due o tre addetti, che se ne occupavano, ma uno si è dimesso, un altro ha chiesto di essere spostato e allora è subentrata una cooperativa agordina che fa quello che può, in attesa che ci sia un appalto: «È un problema reale e molto pesante», ammette il sindaco Jacopo Massaro, «chi opera nei cimiteri fa un lavoro usurante e non può certo svolgerlo volentieri, dovendo frequentare un luogo mesto e visitato da persone in preda allo stesso stato d’animo. Ad ogni modo, una soluzione bisogna per forza trovarla e nei prossimi mesi ci sarà un appalto, che dovrà tenere conto di risorse sempre più risicate, ma allo stesso tempo di un’esigenza legittima. Abbiamo speso centinaia di migliaia di euro per le infrastrutture, ciò che manca è la manutenzione».
Mentre si aspetta, una mano potrebbe darla qualche migrante di buona volontà: «Lo sta già facendo, per la verità, ma per fare certe cose ci vogliono dei professionisti: non basta il volontariato, per quanto motivato».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi