Allarme: in due anni persi 2.400 abitanti
BELLUNO. Duemilaquattrocento abitanti in meno nel territorio di competenza dell’Usl 1 (che passa dai 128.208 del 2011 ai 125.778 attuali) nel giro di soli due anni. Un’emorragia preoccupante, che denuncia una volta di più come la montagna stia rischiando lo spopolamento, con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne derivano. L’allarme è stato lanciato ieri dalla Conferenza dei sindaci dell’azienda sanitaria bellunese. Erano 125.778 gli abitanti al 31 dicembre 2013 dell’Usl: 69.433 nell’area della Valbelluna compreso Belluno, 36.474 nel Cadore e 19.871 nell’Agordino. Il 25% di questi è in condizione economica precaria, con necessità quindi di un sostegno.
Milleduecento abitanti sono stati “persi” nel 2012, altrettanti nel 2013. Un numero che non si giustifica soltanto nel saldo negativo (con le morti che superano di gran lunga le nascite, visto che la provincia di Belluno è la più vecchia del Veneto) e nell’immigrazione ormai ridotta ai minimi termini, ma che denuncia una situazione ben più grave e preoccupante, come ribadito dagli stessi sindaci e dai dirigenti dell’Usl: «Siamo di fronte all’abbandono del territorio. E le cause sono note: la crisi che ha tolto moltissime possibilità di lavoro e i cambi di residenza verso ambiti urbani più cospicui, dove le infrastrutture, le vie di comunicazione e gli standard di vita sono più elevati», dice qualcuno. Ma c’è chi va oltre: «Sono soprattutto i giovani ad andare via, visto che nel Bellunese trovano raramente degli sbocchi lavorativi, ma anche gli adulti, che magari il lavoro ce l’avevano e lo hanno perduto, hanno deciso di lasciare la montagna».
«La soluzione è cercare di attivare politiche attive per la famiglia», dicono i dirigenti dei servizi sociali dell’Usl, Carlo Stecchini e Angelo Tanzarella, politiche che si possono riassumere in «lavoro e servizi», hanno ribadito i sindaci preoccupati.
Questa “emorragia” rischia di far saltare gli equilibri già fragili su cui si regge il tessuto economico-sociale del territorio. «Per questo», ha detto Jacopo Massaro, presidente della Conferenza, «è importante indirizzare tutte le risorse a disposizione, dai bandi europei al Gal ai soldi delle Fondazioni, dai Fondi Brancher a quelli Letta, per la tenuta socio-economica del territorio, altrimenti ci troveremo in difficoltà».
«C’è un disagio di fondo», sottolinea il sindaco di Colle Santa Lucia, Oscar Troi . «Servono risorse e sgravi fiscali, per la specificità mancano i soldi e intanto la gente se ne va. E c’è il rischio che dai piani alti colgano l’occasione per toglierci i servizi. Bisogna risolvere i problemi alla radice e togliere gli sprechi come le due Usl, che sono solo due centri di costo».
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