Allarme, mancano operatori socio sanitari
belluno
Sos, cercansi operatori socio sanitari. L’allarme parte dai sindaci del comitato del distretto di Belluno che non sanno più a che santi votarsi per reperire queste figure fondamentali non solo nelle strutture per anziani, ma anche negli ospedali.
«Nel 2017 abbiamo perfino faticato a portare a termine i corsi previsti per mancanza di candidati», sottolinea Arrigo Boito, direttore generale di Asca in Agordino ma anche della società che gestisce le case di riposo di Longarone e Val di Zoldo. «Ad Agordo c’erano 30 posti per il corso di formazione, ma si sono presentati in 15 e un iscritto non ha nemmeno ultimato il corso. Anche a Feltre c’è la stessa situazione: alle lezioni arrivano però candidati dall’Usl di Bassano del Grappa che, alla fine del corso, se ne tornano ai loro paesi». A questo punto «si deve prendere atto che quella dell’operatore socio sanitario non è una professione ambita dai bellunesi», dicono gli amministratori locali, «forse perché comporta un impegno anche nel fine settimana».
«Il problema interessa ora le case di riposo, ma è evidente che a breve toccherà anche gli ospedali», precisa Boito. «I nostri bandi vengono pubblicati anche sul web per avere una maggiore platea di candidati».
Finora a rispondere sono perlopiù persone del Sud Italia che arrivano quassù e si trovano a combattere con affitti che raggiungono quasi gli 800 euro al mese. Un costo enorme per chi guadagna sui 1.200 euro al mese. »Così stando e cose», prosegue Boito, «questi professionisti decidono di andarsene, lasciando ancora una volta nel panico le case di riposo che devono ripartire nuovamente con le procedure di reclutamento».
Una situazione che crea disagi nel servizio, oltre che difficoltà nella gestione dei turni: «A essere maggiormente colpite sono le strutture più periferiche e isolate. Credo che la comunità bellunese debba iniziare a interrogarsi su questi aspetti, rivedendo le condizioni che offriamo a chi viene a lavorare qui».
Il direttore generale di Asca guarda allarmato al futuro: «Nel distretto di Belluno operano all’incirca 500-600 operatori socio sanitari e di questi ogni anno se ne vanno in pensione una cinquantina. Non essendoci ricambio, non so proprio come riusciremo ad andare avanti». Boito lancia un ulteriore allarme: «Se le persone che ora vengono dal Sud per lavorare, avranno il reddito di cittadinanza, non avranno più alcun motivo per venire quassù e pagare cifre astronomiche di affitti. Resteranno nel loro paese e allora la situazione qui peggiorerà ulteriormente». —
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