Allarme nel Feltrino per il benzoapirene: la colpa è delle stufe
BELLUNO. Allarme benzoapirene nel Feltrino. I dati emersi nel 2013, infatti, superano quelli medi dell’intero Veneto. Il problema, in tutta la sua complessità e pericolosità (il benzoapirene è cancerogeno), emerge nella “Relazione regionale della qualità dell’aria” realizzato dall’Arpav e si riferisce ai dati del 2013 ricavati dai monitoraggi eseguiti dalle tre centraline presenti sul territorio (Belluno, Pieve d’Alpago e Feltrino).
Benzoapirene. È questo idrocarburo l’elemento critico dell’aria bellunese. Il limite imposto per legge (pari a 1,0 nanogrammi per metrocubo) è superato nel capoluogo e soprattutto nel Feltrino. A dirla tutta, nell’area feltrina per il terzo anno consecutivo si registrano le concentrazioni più alte della Regione: 2,3 nanogrammi per metrocubo. «Si conferma così la significativa criticità di questo inquinante per la qualità dell’aria», dice il direttore dell’Arpa di Belluno, Rodolfo Bassan. «E se nel 2012 il Feltrino si contendeva lo scomodo primato con Santa Giustina in Colle, lo scorso anno la citta del Vittorino ha sbaragliato la concorrenza».
Ma neanche il capoluogo se la passa bene: il livello di benzoapirene registrato l’anno scorso era pari a 1,4 nanogrammi, sforando così abbondantemente il parametro imposto per legge: «La concentrazione maggiore si registra nei mesi invernali, perché la presenza di questo idrocarburo è legata alla combustione della legna», sottolinea Bassan. «E se fino al 2000 nell’area del Feltrino il 75% delle famiglie aveva una stufa a legna, nel 2010 abbiamo visto che questa percentuale, grazie alla rottamazione delle stufe e alla crisi, è salita di 5-10 punti. Risolvere questo problema e ridurre la presenza di questo inquinante nell’aria, quindi, non sarà cosa semplice, perché dipende dallo stile di vita dei feltrini», commenta il direttore dell’Arpa provinciale.
Pm10-Pm2,5. Un po’ meglio va per le polveri sottili. Pur essendo il dato in leggero calo nel 2013 rispetto agli anni precedenti, resta ugualmente una criticità per il Bellunese. «È il Feltrino ancora l’area più difficile. Delle tre centraline del territorio, Belluno e Pieve d’Alpago hanno rispettato i 35 superamenti annuali consentiti per legge durante il quinquennio 2009-2013, mentre a Feltre sono stati 43. «I dati nel complesso sono positivi, perché si assiste ad un costante decremento delle concentrazioni; questo anche grazie ai maggiori controlli sulle auto», dice ancora Bassan.
Ozono. I superamenti della soglia di informazione oraria (180 microgrammi per metrocubo) sono contenuti. È Pieve d’Alpago la stazione che registra il più alto numero: 15, contro i 4 del Feltrino e i 6 di Belluno. «L’ozono in Alpago è legato a elementi naturali, con la presenza di determinate piante e la forte irradiazione. Quindi non è legato ad altri fattori inquinanti, come invece può essere in altre città», conclude Bassan, che evidenzia come tutte le stazioni non abbiano rispettato i limiti imposti per la protezione della salute (120 microgrammi per metro cubo).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi