Alleanza tra Parchi per don Cassol

Longarone, il parroco ucciso tre anni fa è stato ricordato con la ratifica del patto tra Dolomiti bellunesi e Alta Murgia

LONGARONE. «Con questa visita oggi abbiamo chiuso un cerchio tra le comunità di Longarone e di Altamura, e tra il parco dell’Alta Murgia e quello delle Dolomiti bellunesi. Ora nasce un percorso nella memoria di don Francesco Cassol, che ha come stella polare la legalità, e con il quale speriamo di contribuire a sanare la profonda ferita lasciata dalla sua tragica morte».

Con queste parole il presidente del Parco nazionale dell’Alta Murgia Cesare Veronico ha voluto rinnovare il gemellaggio con il Parco naturale delle Dolomiti Bellunesi. Il progetto era nato nel 2012 su proposta dei presidenti dei due parchi, per sviluppare un cammino comune sui temi della solidarietà e della legalità partendo dalla tragica scomparsa del parroco di Longarone, ucciso da un bracconiere nella notte tra il 21 e 22 agosto del 2010 mentre partecipava ad un raid Goum nei pressi del Pulo di Altamura.

L’anno scorso la ratifica ufficiale del gemellaggio ad Altamura, in Puglia; ieri il patto è stato consolidato, alla presenza del sindaco di Longarone Padrin e della giunta comunale, anche in terra bellunese.

«Dalla morte di don Cassol», continua Veronico, «abbiamo sentito la necessità di insistere con maggiore decisione su temi fondamentali che interessano non soltanto la Murgia, ma ogni Parco nazionale, come il rispetto per la natura, e soprattutto il bracconaggio. È impossibile ammettere che si spari ancora all’interno di aree protette. Per questo il lavoro che stiamo portando avanti trai due Comuni e i due Parchi è importante: e in questo il messaggio di don Cassol, di pace e rispetto per gli uomini e la natura è assolutamente attuale».

«Il deserto mi riesce profondamente dolce; è bello e salutare porsi nella solitudine di fronte alle cose eterne; ci si sente invasi dalla verità». Il presidente del Parco delle Dolomiti Benedetto Fiori cita Charles Foucauld per introdurre il proprio pensiero: «Don Francesco cercava il deserto, e nella Murgia lo aveva trovato. Ora noi, con questo gemellaggio, vogliamo far nascere dalla sua morte un segnale di speranza per il futuro partendo dal suo esempio: rispetto per la natura e per le persone». «Dobbiamo continuare su questa strada», commenta Padrin, «per sviluppare questo rapporto in modo positivo. Don Francesco è stato parroco della nostra comunità per quattro anni, e la sua perdita ha lasciato un vuoto difficile da colmare».

Michele Giacomel

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