Allerta terrorismo, controlli su rifugi e baite
BELLUNO. Non solo la sorveglianza delle sedi istituzionali: in provincia di Belluno diventano “obiettivi sensibili” anche i luoghi di possibile afflusso di persone e quelli di aggregazione della popolazione islamica. Persino sentieri, baite e rifugi di montagna.
Sale il livello di guardia anche ai piedi delle Dolomiti, dove comunque «non sono emersi elementi tali da far supporre, allo stato attuale, la sussistenza di una concreta e imminente situazione di pericolo per il possibile verificarsi, nella provincia bellunese, di episodi analoghi a quelli avvenuti in Francia». Ma alla luce delle direttive ricevute dal ministero dell’Interno, infatti, «si è comunque convenuto di intensificare la vigilanza nei confronti degli obiettivi sensibili presenti sul territorio, già disposta e attuata nell’immediatezza dei fatti parigini».
A precisarlo è la nota della Prefettura di Belluno emessa a conclusione della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato in via straordinaria ieri mattina a palazzo dei Rettori per l’esame della situazione in provincia dopo gli attentati di Parigi. Incontro presieduto dal viceprefetto vicario Carlo De Rogatis, alla presenza del questore Michele Morelli, dei sindaci di Belluno, Feltre e Cortina, dei comandanti provinciali di carabinieri e Guardia di Finanza, rappresentanti della Provincia e del Corpo Forestale dello Stato. Proprio quest’ultimo si occuperà di monitorare sentieri, rifugi e baite di montagna.
Pur in assenza di allarmi concreti, infatti, la provincia di Belluno (come altri luoghi) viene considerata come possibile luogo di rifugio o di transito di terroristi o potenziali tali, soprattutto dopo le note vicende legate ai foreign fighters Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, partiti per unirsi all’Isis in Siria rispettivamente da Longarone e Chies d’Alpago.
Sotto stretta osservazione resteranno, inevitabilmente, anche i sei centri islamici “ufficiali” di aggregazione in provincia: sedi di associazioni, centri di ritrovo e di preghiera (due a Feltre, Lentiai, Ponte nelle Alpi, Santa Giustina e Cesiomaggiore), a loro volta possibili obiettivi sensibili di azioni di “vendetta ideologico-religiosa” nonostante in territorio bellunese «la comunità islamica», precisano fonti prefettizie, «viene ritenuta sana e da tempo ben inserita nel tessuto sociale provinciale».
Più controlli, ma non più uomini comunque. Prevista solo un’ottimizzare delle forze dell’ordine esistenti con una più stretta collaborazione delle polizie locali. Previsti anche l’impiego di personale in abiti civili e la costituzione di un tavolo tecnico periodico in Questura. (ma.ce.)
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