Allevamento, gli insetti attirano i giovani
BELLUNO. La nuova frontiera dell’agricoltura sarà l’allevamento di insetti. Infatti, già qualcuno, in provincia di Belluno, si è rivolto alla Coldiretti per chiedere informazioni su questa nuova attività. Richieste a cui l’associazione fa fatica a dare una risposta.
L’interesse nasce perché dal primo gennaio si applica il nuovo regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali di paesi terzi, aprendo spazi alla loro produzione e vendita anche in Italia.
I prodotti in arrivo sulle tavole vanno dai grilli ai millepiedi cinesi arrostiti al forno, dalle tarantole arrostite senza conservanti né coloranti dal Laos, ai vermi giganti della farina dalla Thailandia, dal baco da seta all’americana alle farfalle delle palme dalla Guyana francese, dalle cimici d’acqua thailandesi fino agli “aperinsetti”: cioè vermi della farina aromatizzati alla paprica, al curry e al sale marino “made in Belgio”.
«A spingere verso il consumo di insetti è da qualche anno la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) forte del fatto che nel mondo quasi 2000 specie di insetti sono considerate commestibili e vengono consumate da almeno 2 miliardi di persone», dicono dalla Coldiretti.
Intanto, in attesa di vedere in tavola lombrichi o ragni fritti, in montagna si continua ad allevare animali “normali”. E la formula pare essere vincente se nel 2017 sono sorte 39 nuove aziende agricole, facendo dell’agricoltura il settore con la migliore performance in provincia. Trend che continua, visto che ci sono una trentina di giovani iscritti ai corsi di Coldiretti per aprire una nuova attività grazie ad un bando regionale.
Tra gli allevamenti ad andare per la maggiore sono quelli di ovi-caprini. «Delle 39 nuove aziende, molte sono state istituite da giovani under 40, ma molte sono gestite da persone che magari hanno perduto il lavoro e sono tornate alla vecchia attività di famiglia», precisa il presidente del Coldiretti, Silvano Dal Paos. «La scelta dei giovani verso allevamenti di pecore o capre dipende dal fatto che i costi sono sicuramente minori rispetto all’allevamento di mucche. Inoltre, non possiamo dimenticare che già dal 2000 in provincia una decina di imprese agricole si è data alla produzione di latte bio di capra che potrà avere un mercato interessante. Per quanto riguarda le coltivazioni, una prospettiva nuova potrà venire dalla coltivazione di piante particolari, di nicchia. Praticamente», conclude Dal Paos, «un agricoltore o allevatore deve cercare di dare risposte ai clienti sia in termini di tipologia di prodotto, sia di packaging, sia di target di riferimento, vale a dire decidere per il km 0 o per il bio, e anche le tecnologie utilizzate devono essere innovative. Ma la cosa soprattutto che si deve tenere presente è la capacità di cercare contatti di filiera per assicurarsi la vendita del prodotto».
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