Alloggi e appartamenti: sul lago di Santa Croce è boom di richieste
ALPAGO. Con l’estate cresce la richiesta di alloggi e appartamenti per le vacanze in Alpago. Richieste che riguardano soprattutto la zona del lago di Santa Croce, dove nei fine settimana si concentra maggiormente l’afflusso turistico, e dove gli appartamenti a disposizione sono pressoché esauriti, seguiti dai B&B (prenotazioni fino a settembre) e quindi dagli alberghi, come risulta dai dati in possesso dell’ufficio turistico, aperto dal 15 giugno nella nuova struttura all’imbocco dell’accesso alla spiaggia di Farra.
«Durante la settimana non c’è molta gente ma a ogni week-end sembra di essere a Ferragosto», spiega Daniela che, con la collega Chiaram lavora all’ufficio turistico gestito dalla Proloco di Farra per conto del Comune, «vengono in molti a chiedere informazioni su itinerari, luoghi di interesse o da visitare e sulla possibilità di alloggiare per una o due settimane in agosto o per pochi giorni in concomitanza con eventi, soprattutto sportivi, come il triathlon, regate o altro».
Si tratta di un turismo soprattutto giornaliero, con persone e famiglie provenienti da città venete come Treviso, Vicenza, Padova, Venezia e Conegliano e qualche camperista in arrivo anche da Lombardia, Liguria e Piemonte. L’affollamento solo nel fine settimana (a volte anche troppo) favorisce quindi le entrate relative ai parcheggi comunali e agli operatori economici e turistici a stretto contatto col lago; meno le altre realtà ricettive, che appaiono in generale poco disposte a investire sull’ammodernamento delle strutture e dell’offerta di servizi, soprattutto in un periodo di grande incertezza come quello attuale e con quasi solo la stagione estiva a disposizione per far quadrare i conti.
Nell’ultimo mese, comunque, sono state 500 le visite allo Iat di Farra da parte di turisti in cerca di informazioni sulla disponibilità di alloggi. E anche i gestori di alcuni locali della zona del lago, come il bar La Vela a Poiatte, ricevono numerose richieste di questo tipo da parte di turisti in visita in Alpago e le rilanciano sui social. Pochi invece quest’anno, al momento, gli stranieri in arrivo nella Conca, alloggiati soprattutto al camping Sarathei che ha riaperto l’attività riuscendo a destreggiarsi bene pur nelle difficoltà organizzative dovute al regime di post pandemia, garantendo la ricettività e l’apertura del ristorante.
Un buon afflusso si registra anche nei 12 alberghi dell’Alpago iscritti allo Iat (compreso l’hotel Dante in Comune di Ponte nelle Alpi che, causa la vicinanza, afferisce maggiormente alla zona turistica dell’Alpago). Bene anche i 10 B&B e i 5 agriturismi con alloggio della conca, anche se le presenze tendono a privilegiare la zona bassa dell’Alpago, nonostante il Cansiglio rappresenti sempre un’importante meta di interesse turistico. Lavorano anche gli affittacamere (4) e in parte anche i 2 ostelli (uno privato a Garna e l’altro a Bastia gestito dalla Proloco di Puos).
Nonostante la ristrutturazione a destinazione turistica di alcune casere private a Chies e a Tambre e di alcuni alloggi, l’albergo diffuso in Alpago rimane però ancora un’idea poco sviluppata. Un suo ampliamento consentirebbe la promozione di tutto il prodotto turistico targato Alpago, connesso sia alla cultura e al naturalismo dei luoghi (con i musei e gli ambiti di interesse) sia alla filiera produttiva, uno dei protagonisti dell’offerta del territorio, finanziata anche dalla Regione attraverso i bandi gestiti dai vari consorzi.
«L’extra alberghiero funziona e vale la pena di svilupparlo ulteriormente», sostiene il presidente del Consorzio turistico Alpago, Cristiano Gaggion, «manca però l’apporto di una ricettività alberghiera più ampia che consenta di incrementare le presenze. C’è molto movimento e interesse nei confronti del territorio, ma serve un seria collaborazione tra Amministrazioni e privati per trasformare un turismo che al momento non lascia moltissimo in una costante risorsa a beneficio di tutti».
Una cultura del turismo che però non è ancora patrimonio dell’Alpago e di cui non tutti si sentono partecipi. Per il presidente del CTA la differenza sta «nel riconoscere i vantaggi che la condivisione delle peculiarità e le bellezze del proprio territorio porta alla comunità». —
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