Alpago isolato dal mondo per quattro giorni

Nei paesi ci si spostava solo con i gommoni. Si parlò anche di uno sgombero totale della popolazione

ALPAGO. È il 4 novembre 1966. La grande alluvione non risparmia l'Alpago, anzi, sembra insistere su un territorio già fragile idrogeologicamente, allagando paesi e campagne e creando molti danni al territorio e disagi alla popolazione. Un solo dato: in Alpago quel giorno caddero 760 millimetri di pioggia in 36 ore.

A Cadola la linea ferroviaria risultò devastata già dalle prime ore dall'inizio del diluvio e il ponte per Paiane fu ben presto travolto dalla piena del fiume Rai, incapace di sostenere la portata di ritorno dal lago di S.Croce verso il Piave. Anche a la Secca la strada fu sommersa, mentre Paludi allagata dalla piena diventava di ora in ora un enorme acquitrino. A Bastia ci si spostava solo in gommone, come fecero i vigili del fuoco giunti in soccorso, e anche a Puos, con almeno un metro d'acqua per strada. Farra fu presto isolata, con la sua piazza allagata, due metri d'acqua in paese e molte persone in difficoltà anche nelle frazioni, al punto che vennero sgomberate diverse case. Anche alcune frazioni di Chies risultarono isolate. I torrenti Tesa (il fiume privo di argini aveva cambiato strada, demolito case e allagato 75 ettari di terreno a Farra) e Rai esondarono in più punti, asportando anche il ponte sulla provinciale tra Bastia e Farra. Il Runal allagò alcune zone e saltarono altri ponti sui torrenti in piena.

Numerose persone furono tratte in salvo dai vigili, l'esercito e le forze dell'ordine, molti animali e capi di bestiame invece finirono affogati. La frazione di Poiatte fu sgomberata per pericolo di uno smottamento e a Saviane, sopra Cornei, fu evacuato l'intero paese, tuttora semiabbondonato. Frane in più punti in tutta la Conca, da Farra a Tambre, isolarono l'Alpago dal resto del mondo. Un elicottero militare allertato dalla Prefettura si mise a lanciare viveri sui centri isolati, ma nel pomeriggio le condizioni meteo peggiorarono ancora e gli interventi furono sospesi. Si parlò di un possibile sgombero totale della popolazione.

Soltanto il 9 novembre fu ripristinato il contatto telefonico con Farra, sommersa e isolata da quattro giorni. Di lì a poco tutti i collegamenti, anche quelli stradali, furono ripristinati, ritornò l'energia elettrica e pochi giorni dopo furono riaperte le scuole, i materiali alluvionali e di rifiuto vennero sgomberati e piano piano la vita tornò alla normalità.

Ezio Franceschini

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