Alpago, sciame sismico: da agosto venti scosse

Terremoto di intensità ridotta ma avvertito dalla gente. Tre scosse l'altra notte e durante la giornata

ALPAGO. La terra ha tremato nella notte tra mercoledì e ieri in Alpago.

Due sono state le scosse avvertite tra Puos e Pieve in una zona che da diversi mesi è interessata da ripetuti fenomeni di questo tipo registrati dall’Ogs di Trieste. Scosse che di solito fino al terzo grado della scala Richter non vengono percepite dalle persone. La prima alle 23,42 è stata infatti di magnitudo 1,3, a una profondità di 8 chilometri, con epicentro nella zona di Garna a sud di Pieve ed è stata avvertita solo da alcuni.

Più forte e percepita anche fuori Alpago è stata invece la seconda, verificatasi alle 4,16 e che ha provocato un botto che ha messo in allarme molte persone. La magnitudo di quest’ultima, secondo l’Istituto nazionale di geofisica, è stata di 2,3 gradi della scala Richter, a una profondità di 9 chilometri in territorio di Puos. Un’ulteriore scossa si è avuta anche ieri mattina verso mezzogiorno, calcolata 1,1 della scala.

«In Alpago tra Puos e Pieve è in corso una sequenza che dall’agosto dello scorso anno conta più di 20 scosse sismiche deboli di magnitudo locale da 0,4 a 2,1», spiega il geologo Mario Pizzolon, che collabora alla progettazione di edifici antisismici e si è occupato anche della frana del Tessina. Pizzolon sottolinea che «il sisma è caratterizzato da una magnitudo che in genere è ben inferiore al limite della soglia di percezione. Invece è stato avvertito da diversi cittadini e ciò sta a indicare una probabile amplificazione del segnale sismico in riferimento al luogo dove si è verificato il fenomeno. Questo probabilmente a causa di terreni molli in superficie che amplificano il segnale profondo che parte dalle rocce».

«Dato che le aree territoriali dove si verifica l’amplificazione sismica sono molto importanti per gli studi di microzonazione sismica che stanno alla base per la costruzione delle nuove strutture e il riadeguamento di quelle esistenti», prosegue Pizzolon, «sarebbe opportuno che venissero raccolte le informazioni dei valligiani che hanno percepito la scossa dell’altra notte. La raccolta dei dati dovrebbe descrivere, tra varie cose, la località in cui si trovava l’osservatore, il piano dell’abitazione e ciò che l’osservatore ha osservato e percepito».

Pizzolon fa quindi presente che «grazie al Catalogo parametrico storico dei terremoti italiani (Cpti), disponibile in rete, chiunque è in grado di informarsi dei principali eventi storici che dimostrano la ripetitività di eventi sismici inerenti le faglie dell’Alpago. A fronte dei sismi che coinvolgono questo territorio sarebbe davvero possibile con degli interventi mirati ridurre il rischio sismico ed è importante che parallelamente si attui una politica di intensificazione delle campagne di informazione e lo stanziamento di risorse per le attività di studio della risposta sismica locale, indispensabile per una corretta progettazione di edifici pubblici e privati».

 

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