Alpago, sos per campi sportivi e musei
Il presidente Peterle: «Senza contributi la Cm sarà costretta a chiuderli»
Due vedute del campo sportivo di Puos d’Alpago
PUOS D'ALPAGO.
Campi sportivi e musei a rischio chiusura in Alpago. A lanciare l'allarme è il presidente della Comunità montana, Alberto Peterle: «Col primo gennaio, se non arrivano i fondi per le comunità montane, appendiamo le chiavi dei campi sportivi di Puos a un chiodo».
Il problema è già stato posto nel corso dell'ultima conferenza dei sindaci dell'Alpago ed è escluso che i Comuni possano sobbarcarsi anche questo onere. La società calcistica dell'Alpago conta 10 squadre per un totale di 180 giocatori, e gli allenamenti (dalla prima squadra a quella dei pulcini) si svolgono due o tre volte la settimana nei campi sportivi di Pieve, Farra e Puos d'Alpago. Stessa sorte rischiano il rugby, con 8 squadre e 200 tesserati, e l'atletica che ne conta una cinquantina. Lo scotto di questa situazione rischia di pagarlo pure il settore cultura. In odore di chiusura, infatti, ci sono anche i due musei dell'Alpago, quello di scienze naturali a Chies e la Casa dell'Alchimista a Tambre, che ogni anno attirano numerosi visitatori. «La manutenzione e la gestione di queste strutture è diventata impossibile», spiega il presidente della Cm dell'Alpago, «ogni anno impegnamo 30.000 euro per il campo sportivo di Puos, 10.000 euro per i corsi di banda musicale (l'Alpago ha una delle due uniche bande giovanili di tutta la provincia, ndr.) e 20.000 per i musei di Chies e Tambre». «Non si può nemmeno sperare che siano i Comuni, che sono già in difficoltà economiche, a compensare i mancati trasferimenti», sostiene Peterle, «nè i presidenti delle società sportive, che già si impegnano parecchio a sostenere le attività. E questo anche grazie all'apporto di molti volontari senza i quali sarebbe molto più difficile far quadrare i bilanci». Il passo successivo, per Peterle, sarà proprio quello di informare ufficialmente, nel corso di una riunione, i presidenti delle società sportive dell'impossibilità di continuare a gestire i campi sportivi. La causa della mancanza di fondi è il definanziamento, voluto dal ministro Brunetta, della legge 97 che ha istituito un fondo nazionale per la montagna. Il risultato è che lo Stato e la Regione Veneto hanno tagliato pesantemente i contributi agli enti montani. «Nel nostro caso siamo passati dai 100.000 euro iniziali di finanziamento annuale», sottolinea Peterle, «a cifre sempre minori, fino ad arrivare ai 35.000 euro dell'ultimo anno. Insomma così è impossibile andare avanti».
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