Alpini, l'adunata triveneta a Schio

Non ci sono dubbi per Gaetano Da Vià, vicesindaco di Calalzo di Cadore, cappello alpino in testa e fascia tricolore sulla spalla. «Gli alpini, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli"

BELLUNO. Non ci sono dubbi per Gaetano Da Vià, vicesindaco di Calalzo di Cadore, cappello alpino in testa e fascia tricolore sulla spalla. «Gli alpini, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Come quelli della ex brigata Cadore. Gli alpini, fra queste montagne, sono tutto», ha detto l’amministratore bellunese presente alla sfilata di ieri a Vicenza. «In momenti di crisi come questi», ha poi concluso, «con le amministrazione municipali costrette a raschiare il fondo, loro ci sono molto di aiuto».

L’anno scorso il raduno triveneto dell’Ana si svolse a Feltre, prima ancora a Belluno, ieri i “veci” e i “bocia” sono stati ospiti di Schio, nel vicentino.

Più di mille le penne nere che hanno partecipato, con tanto di fanfare e cori, alla sfilata; vestivano magliette rosse, quelle della sezione di Pieve di Cadore bianche quelle di Belluno; verdi gli alpini di Feltre. Il primo striscione esposto? Quello che dava a tutti gli alpini presenti l’appuntamento a Belluno, per il raduno della Brigata Cadore, il 20 e 21 settembre.

Una settimana dopo, quindi, l’appuntamento a Longarone di quanti parteciparono ai soccorsi nella immane tragedia del Vajont, cinquant’anni fa.

Una memoria, questa rinnovata ieri lungo le vie di Schio dallo striscione “1963 Vajont 2013. Longarone ringrazia”. «A quei tempi, ricorda Da Vià, alla Cadore eravamo in 3 mila».

Voti di piena promozione sono quelli dei bellunesi per la pagella del raduno triveneto. «L’accoglienza è stata molto calda», riconosce Angelo Da Borgo, presidente della sezione Ana di Belluno. «La sfilata è iniziata e si è conclusa nei tempi programmati. Noi abbiamo ribadito, a Schio, i valori della solidarietà e dell’onestà di cui ci eravamo fatti paladini all’adunata nazionale di Piacenza».

Onestà e solidarietà, i valori sostanzialmente del Vajont. Quando lo striscione del Vajont è passato davanti alla tribuna delle autorità (il presidente nazionale Sebastiano Favaro, di Possagno, era alla sua prima uscita dopo l’elezione), non solo sono scattati fragorosi applausi di commozione, ma Nicola De Stefani, lo speaker dell’adunata ha sottolineato con forza come nella valle del Vajont ci si sia fatti un baffo dell’ambiente, «con una concezione di suprema arroganza». Pesante, dunque, l’accusa alla scienza, ma anche ai poteri forti della politica e dell’economia.

E quasi in sintonia con quello slogan, gli alpini di Feltre hanno attraversato le strade centrali di Schio con uno striscione dal chiarissimo messaggio: «La nostra politica per un’Italia migliore».

A concludere la sfilata dei bellunesi è stato il gruppo dell’artiglieria da Montagna “Agordo”, le cui magliette gialle spiccavano su tutti gli altri colori.

Ancora una volta, comunque, le penne nere si sono manifestate per quelle che sono: campioni di solidarietà.

Lo ha ricordato il presidente nazionale Favaro, aprendo e concludendo la sfilata. «È vero, in tutti gli eventi calamitosi o di forte necessità sociale, gli alpini ci sono. Senza, fra l’altro, pretendere neppure un grazie. Siamo sempre pronti da dare una mano a chi si trova nel bisogno».

Commentando, poi, il raduno triveneto – circa 50 mila i presenti – il capo dell’Ana ha detto che «ancora una volta abbiamo respirato serenità e freschezza», e che l’accoglienza ricevuta, «è un inequivocabile segno di fiducia», nei confronti degli alpini, cioè di persone che «dimostrano di credere nei loro valori».

Constatazione che il presidente dell’Ana di Belluno, Da Borgo dice di «condividere pienamente».

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