Alpini, ora l’invasione per la Brigata Cadore a Belluno
BELLUNO. L’eco è ancora quella dell’apoteosi trevigiana, con i 2 km e mezzo di applausi scroscianti della sfilata degli 80 mila alpini, e in particolare dei 9 mila bellunesi. Ma la sezione Ana presieduta da Angelo Dal Borgo ha già la mente (“e il cuore”) proiettata sul 5° Raduno della Brigata alpina Cadore.
Almeno 15 mila i partecipanti, forse 20 mila. E anche questa volta, come a Treviso, sarà presente l’unico alpino a quattro zampe, il mulo Iroso, proprio l’ultimo della Cadore.
L’appuntamento è dal 27 maggio al 4 giugno, i giorni più pregnanti sono dal 2 al 4. «All’adunata nazionale di Reggio Emilia del 1997 la Sezione di Belluno si presentò con uno striscione che recitava così: «Hanno cancellato la Brigata Cadore, lo spirito alpino mai!». E così fu», ricorda Dal Borgo. «Sono passati ormai vent’anni da quella gelida mattina di gennaio che vide i reparti schierati in piazza dei Martiri per decretare l’ultimo saluto a una Brigata che si accingeva a entrare così nella storia dell’Esercito italiano e delle Truppe alpine. Fu un addio che lasciava sul campo alcune ceneri, poi ricomposte nella Brigata “Julia” con la ricomparsa di un modificato e ridimensionato 7° Reggimento su base Battaglione “Feltre”, unica unità alpina di stanza nel territorio della Regione del Veneto. Nel frattempo i ragazzi e le ragazze del 7° hanno preso parte a varie operazioni in Italia e all’estero, il Museo del Reggimento ha trovato degna sistemazione a Villa Patt, la Sezione ha organizzato un memorabile raduno triveneto e una serie intensa di manifestazioni e iniziative culminate con il ricordo del centenario della Grande Guerra. In quello striscione del 1997 c’era una verità poi più volte confermata dai fatti. Lo spirito alpino delle penne nere bellunesi, infatti, non ha conosciuto sosta nemmeno in occasione di alluvioni e terremoti che hanno scosso varie regioni italiane dove i nostri volontari della Protezione civile si sono distinti per professionalità e spirito di servizio».
Numerosi gli appuntamenti culturali tra sabato 27 maggio, il 2 e 3 giugno. Poi il 4 la sfilata, con l’attraversamento del Ponte degli Alpini e delle vie del centro cittadino e scioglimento in Piazzale Vittime delle foibe (ex Piazzale Stazione Fs).
«Abbiamo lavorato intensamente per accogliervi al meglio, come si fa con i vecchi amici, con i familiari, perché è questo che siete, una parte della nostra Città», così il sindaco Jacopo Massaro si rivolge ai congedati della Cadore «Anche se la Brigata è sciolta, rimangono vivi i ricordi e i valori che l’hanno caratterizzata e che sono i medesimi di questa città».
Luca Zaia, presidente del Veneto, che ha vissuto con le penne nere tutta l’Adunata del Piave, sottoliea con forza: «L’uomo “alpino” è umile di fronte alla grandiosità della natura e riconosce i suoi limiti. Pensa senza fronzoli e agisce con determinazione per il bene del prossimo. Assieme agli altri sodali condivide valori e ideali che sono intrinsechi al suo stesso dna, come l’amicizia, il sacrificio, la disciplina, l’ordine e la risolutezza nell’agire per aiutare le persone e i territori in difficoltà. Le penne nere - come ricordo spesso - se non ci fossero bisognerebbe inventarle, perché sono molto più di un corpo militare. Sono la testimonianza della storia e delle nostre tradizioni identitarie, affratellate da un comune sentire che va oltre le barriere culturali, rendendole una grande famiglia unita per la vita».
Non mancherà d’esserci a Belluno il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero. «È capitato anche a me figlio di quella Brigata e in particolare del Battaglione Pieve di Cadore, percorrere quelle valli e quelle montagne, e ora mi rimangono un po’ di nostalgia e di rimpianto. Hanno sciolto la Brigata ma non sono scomparsi lo spirito e la forza che ci hanno uniti e che ancora oggi, come usa la nostra Fanfara dei congedati, ci fa gridare a piena voce “Cadore”. Saremo certamente in tanti e con noi gli Alpini in armi del 7° Reggimento, unica presenza alpina nel Veneto, a ricordarci ed a tenere alta la memoria di quella che fu una delle meravigliose Brigate alpine del dopoguerra».
Francesco Dal Mas
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi