Alpinismo: l'ultima spedizione di Eliana De Zordo ricordata in un libro

Vent'anni fa la giovane alpinista bellunese morì in Sudamerica
Un’immagine di Eliana De Zordo alle prese con la sua passione
Un’immagine di Eliana De Zordo alle prese con la sua passione
BELLUNO. Sono passati vent'anni dal giorno di gennaio del 1990 in cui una giovane alpinista bellunese - Eliana De Zordo, di Alleghe - morì in Sud America sul versante Ovest della Torre Egger, cima della Patagonia che svetta proprio accanto al leggendario Cerro Torre. Aveva 24 anni, faceva parte delle squadre del Soccorso Alpino della sua vallata, era un'appassionata di parapendio e una forte giocatrice di hockey, sport del quale anzi era stata una delle protagoniste della prima ora sul versante femminile.

Eliana era la figlia di Enza e Renato, storici gestori (lo sono ancora oggi) del rifugio "Sonino" al Coldai, sul Civetta. Era cresciuta lassù e vi lavorava ogni estate. Faceva parte del Soccorso alpino della sua vallata, giocava a hockey, volava con il deltaplano. Con lei - sulla montagna che nel 1980 e sul versante opposto aveva visto la straordinaria impresa di un alpinista agordino: Bruno De Donà - perse la vita Paolo Crippa, lecchese di Valmadrera, membro del celebre gruppo dei "Ragni della Grignetta" e considerato uno dei più forti scalatori italiani della sua generazione.

La storia tragica dei due ragazzi ha lasciato un segno indelebile nel mondo della montagna italiano e ora è diventata un libro. E' "Torre Egger - Solo andata", scritto da Giorgio Spreafico e pubblicato dalla Casa Editrice Stefanoni.

La spedizione.
Della spedizione di Eliana e Paolo, partita ai primi di novembre del 1989 e avversata da proibitive condizioni meteo, faceva parte anche Maurizio Maggi, un altro lecchese, rientrato però in Italia ai primi di gennaio allo scadere dei tempi programmati per la trasferta. Fino a quel punto, la squadra era solo riuscita ad arrivare ai piedi della parete. Durante il suo assedio, aveva trascorso 15 giorni - a tre riprese - in una buca scavata nella neve.

Liberi da impegni di lavoro, i due ragazzi avevano deciso di restare in Patagonia e di insistere almeno per un altro tentativo sulla Torre Egger. Il 7 gennaio 1990, al ritorno del bel tempo dopo l'ennesimo lungo periodo di meteo avverso, Paolo ed Eliana lasciarono il paese di El Chalten per tornare al loro campo. Nessuno li ha più visti vivi.

I soccorsi.
Dopo l'allarme, una spedizione di soccorso è partita dall'Italia. Era formata dallo stesso Maurizio Maggi, da Luca De Zordo (il fratello di Eliana, oggi capo delle squadre del Soccorso Alpino di Alleghe) e da altri tre formidabili lecchesi: Casimiro Ferrari, Mariolino Conti e Dario Spreafico. Le tracce della tragedia sono state ritrovate ai piedi della Ovest della Egger, nella crepaccia terminale. I corpi (strappati via dalla parete da una valanga, secondo la prima ricostruzione) sono rimasti laggiù. Quasi tre anni dopo, nel novembre del 1992, il materiale dei due ragazzi è stato ritrovato alla loro ultima sosta, a circa 200 metri dall'attacco, dalla spedizione del trentino Maurizio Giarolli e dei lombardi Andrea Sarchi e Odoardo Ravizza che ha poi tracciato la via "Gracias alla vida" sullo sperone ovest della Punta Herron.

"Torre Egger. Sola andata", di Giorgio Spreafico,. Casa editrice Stefanoni, 366 pagine, 18 euro.
(cr.ar.)

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