Alpino ucciso da auto pirata, c'è la svolta
Un bellunese indagato per omicidio colposo: la sua macchina è stata posta sotto sequestro
La polizia Stradale accanto alla motocicletta dell’alpino Andrea Campana
BELLUNO. Il 6 aprile 2009, l'alpino Andrea Campana, 21 anni, stava tornando a Tessera dalla madre, in sella alla motocicletta del padre, morto sei mesi prima. Mentre percorreva via Miari, all'altezza di Pezzoneghe, il militare trovò la morte in fondo ad una scarpata, dopo un urto con una macchina che stava superando. L'auto proseguì la sua corsa, senza fermarsi. Ora, a 20 mesi dal fatto, c'è un indagato. L'inchiesta sulla morte del giovane alpino, urtato da un'auto-pirata ha avuto la sua svolta un paio di settimane fa, quando le forze dell'ordine, su disposizione della procura della Repubblica di Belluno, hanno notificato all'indagato, un bellunese di 36 anni, un avviso di garanzia con le pesanti ipotesi di accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. La sua macchina è stata posta sotto sequestro e portata in una carrozzeria del Bellunese per essere sottoposta a perizia. La tragedia. Erano da poco passate le 17 del 6 aprile dell'anno scorso, quando avvenne l'incidente mortale. Il giovane militare del Settimo Alpini era in sella alla Honda Deauville 650, ereditata dal padre, e stava tornando a Tessera per trascorrere la licenza di Pasqua con la madre. Mentre percorreva via Miari, sulla strada che porta al casello dell'A27, la Belluno-Venezia, il centauro s'era trovato dietro ad un'auto scura, di media cilindrata. Fu una questione di frazioni di secondo. Campana iniziò il sorpasso dell'automobile proprio nel momento in cui il mezzo si era spostato a sinistra per il sopravanzare di un'altra macchina, sbarrandogli di fatto la strada. L'urto fu inevitabile. La motocicletta finì contro il guard-rail, scivolando poi sull'asfalto per 150 metri. Il giovane volò oltre la barriera, finendo contro un palo di cemento in fondo ad una scarpata. L'autista dell'utilitaria non si fermò per prestare i primi soccorsi. Continuò tranquillamente la sua corsa verso Ponte nelle Alpi. Quando l'equipaggio del 118 arrivò sul posto, per Campana ormai non c'era più nulla da fare. Morì pochi minuti dopo il suo ricovero al pronto soccorso dell'ospedale "San Martino" di Belluno. La vittima. Campana era arrivato al Settimo Alpini, dopo un anno passato al Rav di Verona (il centro addestramento volontari). Era in ferma volontaria prefissata di un anno col grado di caporale, in attesa di entrare nella ferma volontaria di quattro anni. L'inchiesta. Le indagini della Polstrada di Belluno si sono rivelate fin dall'inizio molto complicate. L'urto tra la motocicletta del caporale degli Alpini e l'auto-pirata non fu particolarmente violento e gli elementi in mano alla Polstrada erano pochi. Nemmeno un frammento che potesse far circoscrivere le indagini al tipo di auto. Inizialmente si avevano solo poche e vaghe testimonianze che parlavano di un'auto scura di media cilindrata. Il super-testimone. Stando ad indiscrezioni, sarebbe stato un super-testimone, forse per una crisi di coscienza, a mettere, a mesi di distanza dal fatto, gli investigatori sulla pista che ha portato ad indagare un bellunese di 36 anni. Quel giorno, l'indagato sarebbe stato alla guida della sua macchina assieme ad un'altra persona, che sarebbe già stata sentita dagli investigatori. La svolta. Un paio di settimane fa, gli ufficiali di polizia giudiziaria hanno notificato all'indagato un avviso di garanzia, ponendo, contestualmente, la sua automobile sotto sequestro. La macchina è stata portata in un'officina del Bellunese. Un carrozziere dovrà effettuare una consulenza per verificare se, nel punto dove vi sarebbe stato l'impatto con la motocicletta, siano stati effettuati lavori per nascondere eventuali bozze.
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