Altolà alla Regione: «Giù le mani da caccia e pesca»
BELLUNO. «Giù le mani dalla Provincia». L’altolà arriva dagli addetti dei settori che - secondo quanto contenuto nel collegato alla legge Finanziaria 2017 della Regione - starebbero per tornare in capo a Venezia. Tra gli ambiti che la Regione vorrebbe riprendersi ce ne sono alcuni importanti e qualificanti per la montagna come la caccia e la pesca. E da questi settori arriva la levata di scudi.
Personale ridimensionato. La Provincia, che oggi conta 200 dipendenti, lasciando le deleghe alla Regione (oltre a cacciua e pesca, anche turismo, sociale, protezione civile e lavoro), vedrebbe il personale ridotto a circa 120 addetti.
Caccia.«È incomprensibile l’idea di trasferire a Venezia le competenze di caccia e pesca», tuona il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, in qualità di presidente del distretto venatorio agordino e capo della Conferenza dei distretti bellunesi, che raccoglie complessivamente 4 mila cacciatori. «L’attività venatoria è sempre stata gestita bene, è quindi illogico pensare che in laguna decidano aspetti legati alla fauna alpina. Spero che questa boutade veneta rientri al più presto, perché da un governo federalista come quello di Zaia non ci attenderemmo decisioni accentratrici».
«Così si contravviene a una legge regionale sulla caccia», ribadisce Alberto Colleselli, presidente provinciale di Federcaccia. «Questa prevede che le Province gestiscano direttamente la fauna nell’area delle Alpi. E cosa dire della legge 25 che rivendica la specificità del Bellunese? La caccia è una materia complessa, la fauna qui è molto particolare: è patrimonio di tutti e va gestita con cognizione di causa e attenzione, perché a risentirne potrebbe essere tutto l’ambiente».
Pesca. Dello stesso avviso anche il presidente del Bacino di pesca del Centro Cadore, Giuseppe Giacobbi. Un bacino che conta 400 iscritti sui 5 mila totali in provincia. «Sono perplesso, credo che un territorio come quello montano, con specificità acclarate, vada governato da vicino. La Provincia, che gestisce le semine ittiche, i regolamenti, i rapporti con Enel, i libretti di pesca e decide i piani di ripopolamento, è il nostro punto di riferimento. Qui abbiamo acque salmonicole che in pianura non ci sono: diventa perciò difficile capire quali sono le nostre esigenze. Se diamo in mano ad altri anche questi settori ambientali, allora sul nostro territorio non ci sarà più la specificità». E poi aggiunge: «Già ci hanno privato della polizia provinciale e del Corpo forestale, la cui presenza invece avrebbe dovuto essere rafforzata, ora ci mancherebbe anche questo».
Cosa fa la Provincia in questi settori. «Noi gestiamo la pianificazione di tutte le attività legate a caccia e pesca», precisa Pierluigi Svaluto Ferro ,consigliere provinciale con le deleghe specifiche. «Curiamo lo sportello di front office, istituiamo le aree di ripopolamento, controlliamo la fauna selvatica, autorizziamo i piani di controllo delle specie faunistiche, istituiamo le zone per l’allevamento e gli ambiti territoriali di caccia e pesca. Insomma, abbiamo compiti importanti, che la Regione non può toglierci».
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