Altre coppie iniziano a farsi avanti
BELLUNO
Hanno già iniziato a sfilare davanti ai finanzieri del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Belluno alcuni collaboratori del primario di ginecologia dell’ospedale di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, arrestato quattro giorni fa con l’accusa di aver chiesto tangenti alle coppie che volevano accedere con celerità alla procreazione assistita evitando l’attesa canonica di due anni. Intanto iniziano ad arrivare ai centralini delle Fiamme gialle bellunesi anche le prime telefonate di coppie che avrebbero denunciato di essere state “vittime” dello stesso sistema in cui sono cadute le sei ad oggi conosciute.
Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Bianco, si aspettano riscontri probatori alle pesanti accuse formulate nei confronti di Cetera dalle dichiarazioni dei suoi collaboratori. In oltre due mesi di indagine ed intercettazioni, gli investigatori avrebbero accertato che i soldi delle mazzette erano dirette nelle tasche di Cetera e non venivano divise con nessun altro. Nonostante l’ottimo stipendio da primario (120.000 euro annui), Cetera avrebbe speso i soldi intascati dalle mazzette per mantenere quello che le indagini hanno stabilito come un “alto tenore di vita”.
Le indagini si prospettano piuttosto complesse. Oltre ai collaboratori saranno sentite anche tutte le coppie che, almeno negli ultimi due-tre anni, si sono rivolte al primario di Pieve di Cadore per poter accedere alla fecondazione assistita. Si tratta, come precisano gli investigatori di parti offese, in entrambi i casi: sia le coppie che hanno pagato le mazzette, in quanto psicologicamente costrette a farlo per poter sperare di avere un figlio, sia quelle che sono state scavalcate nella famosa lista d’attesa del dottor Cetera.
E proprio su questo fronte, già da ieri sono iniziate ad arrivare al centralino del comando provinciale della Guardia di finanza di Belluno le prime telefonate di coppie (da dove provengano ancora non è dato sapere) che vorrebbero raccontare la loro esperienza analoga a quella delle sei di cui già si conosce.
«Ci stanno contattando», precisa il maggiore Francesco Sodano, comandante della polizia tributaria delle Fiamme gialle, «nuove coppie che, almeno da quanto hanno riferito in un primo colloquio telefonico, sarebbero state “vittime” del sistema che avrebbe messo in piedi il primario di ginecologia di Pieve di Cadore. Questo significa che i nostri appelli sono stati accolti. Ora dovremo incontrare di persona queste famiglie per conoscere meglio quali siano i fatti».
A questo punto, l’unica raccomandazione degli investigatori è quella di dire la verità, senza vergogna o timori, anche perché si potrebbe incorrere nel reato di reticenza o falsa testimonianza. L’incrocio dei dati sui tempi delle visite e quelli della fecondazione assistita permetteranno alle Fiamme Gialle di capire chi ha pagato il primario e chi invece è stato scavalcato nelle liste.
Per quanto riguarda il medico indagato per concussione, tentata concussione (per il caso della donna che lo ha denunciato) ed interruzione (e non alterazione come ieri è apparso sul quotidiano per un refuso di cui ci scusiamo) di pubblico servizio (per aver fatto passare avanti a chi aveva diritto alla visita nei tempi canonici le coppie che pagavano le mazzette), il gip Giorgio Cozzarini, com’è noto, ha deciso di mantenere la misura cautelare degli arresti domiciliari, dopo che Cetera si è avvalso della facoltà di non rispondere, nell’interrogatorio di garanzia di mercoledì mattina. Il prossimo passaggio giudiziario potrebbe essere quello del ricorso, da parte della difesa, al tribunale della Libertà di Venezia, ammesso che i difensori lo presentino entro i dieci giorni canonici dal momento dell’arresto. I legali del primario, in queste ore stanno studiando tutti gli atti trasmessi dalla Procura per poter decidere così la linea difensiva. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi