Alzheimer, sale al 21% il tasso di demenza

In provincia i dati dimostrano che la malattia cresce anche per il gran numero di anziani presenti

BELLUNO. Tra gli over 65 della provincia di Belluno, nel 2010, era del 21% il tasso di demenza, secondo l’indagine svolta dalla Regione Veneto. Un dato in crescita, visto che di anno in anno la prevalenza della malattia sale soprattutto all’interno dell’Usl 1 a causa anche dell’età avanzata della popolazione, concentrata specialmente nella parte alta della provincia.

Una malattia che per sette anni è stata studiata a livello territoriale all’interno del progetto Alzheimer, finanziato anche dalla Fondazione Cariverona e seguita da un’équipe costituita da psicologi e operatori. E i risultati sono stati resi noti ieri all’interno di un libro dal titolo “Alzheimer: il benessere possibile. Pratiche e modelli nella cura della demenza: le esperienze di un territorio di montagna” a cura della direttrice della Sersa, Maria Chiara Santin.

«La demenza è una malattia che colpisce le persone dai 65 anni in su, ma ci sono anche casi precoci di demenza», precisa la psicologa Michela De Iaco, una delle operatrici che ha seguito il progetto. Un progetto che ha visto coinvolte 450 famiglie del territorio, che hanno chiesto l’intervento diretto dell’équipe per avere un supporto nella gestione del malato. «I casi in questione sono stati analizzati, poi sono stati formati i familiari per poterli aiutare a curare i loro malati. Infine, sono stati distribuiti a cittadini ed enti 12.500 questionari per avere un report di questo studio. Lo scopo è di non lasciare da sola la famiglia con in capo un malato di Alzheimer», sottolinea De Iaco.

Alla casa di riposo Gaggia Lante esistono dei posti letto riservati per questa patologia, «ma», come dice la presidente Loredana Barattin, «non sono utilizzati 12 mesi all’anno, per questo è necessario sensibilizzare gli utenti e i servizi». Un servizio, quello del nucleo Alzheimer e del numero verde avviato, che dovrebbe essere mantenuti, sollecitando anche una maggiore collaborazione tra i servizi socio-sanitari e quelli territoriali di Sersa. Serve, cioè, che anche sul territorio si creino dei supporti per i malati.

Collaborazione che il direttore generale Pietro Paolo Faronato ha auspicato, non soltanto per la demenza, ma per tutte le altre malattie, «puntando ad avere servizi sul territorio e lasciando da parte le barricate per posti letto e primari». (p.d.a.)

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