Amarezza alla Tana de l’Ors «Durante il fine settimana una folla senza controllo»

la protesta
Una lettera inviata al governatore Luca Zaia condita da tanta amarezza ed altrettanta frustrazione. La zona arancione richiude le porte dei ristoranti veneti, e i titolari della “Tana de l’Ors” di Forno di Zoldo i cui proprietari, i fratelli Alessandro e Fabrizio Votta, esasperati dal momento per loro stessa ammissione, hanno preso carta e penna per scrivere alle istituzioni. «Chiudono ancora una volta sia i ristoranti che in queste settimane si sono attenuti scrupolosamente alle regole, sia quelli che non lo hanno fatto e che, assumendo comportamenti incuranti di tutto e tutti, hanno favorito gli assembramenti».
Un richiamo, quello avanzato dai fratelli Votta, concentrato attorno alla mancanza di controlli da parte degli organi preposti, in una val di Zoldo, «che nello scorso weekend era piena di gente», tuonano Alessandro, «a Palafavera c’era tanta di quella gente che sembrava di essere sui Navigli di Milano. A Zoppè idem, in piazza a Forno c’erano centinaia di persone. Evidentemente, se è successo questo, qualcuno non ha controllato eppure sarebbe bastato poco. Abbiamo visto corriere arrivare con trenta persone a bordo pronte a ciaspolare, come può essere successo?». Una denuncia che parte da lontano, avanzata una prima volta già a metà febbraio per essere ripetuta nelle scorse ore.
«La mancanza di controlli ha inevitabilmente favorito gli assembramenti che, a loro volta, hanno avuto come conseguenza l’impennata di contagi. Risultato? Bar e ristoranti chiusi», prosegue Alessandro Votta, «con buona pace di chi le regole ha provato in tutti i modi a rispettarle, rifiutando guadagni pur di mantenere il distanziamento nel nome della sicurezza di cui tanto si parla ma poco si fa. Ci sentiamo abbandonati due volte dalle istituzioni: perché ci fanno chiudere, mettendo nel nostro caso in difficoltà dieci famiglie, e perché non ci supportano quando c’è da fare qualcosa di concreto per scongiurare quelle stesse chiusure».
A proposito della Tana de l’Ors, la chiusura costerà un posto di lavoro a dieci persone, ognuna con una famiglia alle spalle: «Oltre a tre cuochi ed un lavapiatti abbiamo sei figure in sala che abbiamo portato a cinque perché una di queste, alla luce della situazione, non l’abbiamo richiamata. Sono persone che lavorano tutto l’anno perché il nostro ristorante è sempre aperto».
Nella lettera, inviata anche a Confcommercio Belluno, il dispiacere dei fratelli Alessandro e Fabrizio Votta è fin troppo evidente: «Di fronte agli assalti del fine settimana bastava una persona dedicata a filtrare gli accessi. Ci tocca recitare il mea culpa per aver continuamente richiamato i clienti al rispetto delle regole e per aver contestualmente assistito, sbigottiti, all’arrivo di compagnie di persone alla disperata ricerca di posti a sedere. Ci dispiace aver sentito frasi del tipo “qui non ci vogliono, andiamo da un’altra parte”: evidentemente qualche locale dove infilarsi incuranti delle regole in giro c’è, anche nella val di Zoldo. A gestori e proprietari di questi locali vogliamo dire grazie: per aver aperto veri e propri after hour dove ospitare persone accalcate e spesso senza mascherine. Il ringraziamento principale lo rivolgiamo alle istituzioni che hanno soprasseduto su queste situazioni. Chiudiamo tutti, sia chi ha rispettato le regole che chi non lo ha fatto». —
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