Ambasciate al lavoro «Presto l’assassino del nostro Martini»
MEL. Le due ambasciate collaborano. Le rappresentanze diplomatiche di Colombia e Italia hanno garantito il massimo dell’impegno alla famiglia di Emanuele Martini, dopo l’interrogazione al ministero...
MEL. Le due ambasciate collaborano. Le rappresentanze diplomatiche di Colombia e Italia hanno garantito il massimo dell’impegno alla famiglia di Emanuele Martini, dopo l’interrogazione al ministero degli Esteri presentata dalla senatrice bellunese Raffaela Bellot e l’ulteriore denuncia per omicidio presentata dalla sorella Martina, successive alla prima archiviazione del caso di omicidio del tassista che lavorava a Santiago de Cali ed è stato ucciso a colpi di pistola nel giugno dell’anno scorso.
Il sottosegretario Benedetto Della Vedova ha risposto che «dopo essere stato informato dell'archiviazione del caso, l'ambasciatore ha effettuato un passo sul Ministero degli esteri colombiano, chiedendo chiarimenti sul fondamento della decisione del magistrato, sui risultati dell'autopsia e sulla perizia effettuata sul veicolo e sul luogo del crimine. Nel contempo, il caso è stato portato anche all'attenzione della procura generale, sottolineando la nostra viva aspettativa che i responsabili di tale crimine vengano individuati e assicurati alla giustizia. In attesa di avere un riscontro alle suddette richieste, la nostra ambasciata, sentito anche il parere dell'avvocato colombiano, ha suggerito alla famiglia di assumere un detective privato per l'eventuale individuazione di nuovi elementi probatori. Anche se le relative spese non potranno essere sostenute dalla stessa ambasciata in quanto la normativa non lo consente, questa strada potrebbe permettere la riapertura del caso se prima della prescrizione del reato dovessero emergere nuove prove».
Bellot ha già risposto: «Sarebbe opportuno riaprire il caso, fornendo supporto dal punto di vista burocratico, e prevedendo un aiuto economico, perché la famiglia non è in grado di affrontare la situazione. Ricordo che vi è stata una sepoltura quasi imposta in una città colombiana. Infatti solo dopo le autorità, tramite una interlocuzione, purtroppo successiva alla sepoltura, hanno dato la disponibilità a far riportare il corpo. Ma anche sulla sepoltura stessa vi è stata una situazione non chiara. Chiedo che ci sia la sensibilità per trovare il modo di riaprire il caso, perché gli antefatti porterebbero già ad avere dei dubbi sul fatto che si tratti di un incidente o piuttosto di una volontà espressa e data da questa situazione».
Gigi Sosso
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