Ambientalisti in fibrillazione «Guai vendere hotel e rifugio in Cansiglio»

MW ed Ecoistituto Langer pronti «ad ogni azione legale possibile da attuare».

La Regione ricaverebbe 600mila euro dal San Marco e la metà dal Sant’Osvaldo

Francesco Dal Mas
L’ex hotel San Marco, in Cansiglio
L’ex hotel San Marco, in Cansiglio

CANSIGLIO. Gli ambientalisti tornano a ogni azione possibile, ovviamente nell’ambito della legalità, per impedire la vendita dell’hotel San Marco e del rifugio Sant’Osvaldo», da parte della Regione.

«Seguiremo ogni passaggio e, se si dovesse davvero arrivare alla vendita, cercheremo ogni appiglio legale», annunciano Giancarlo Gazzola, portavoce di Mountain Wilderness, e Michele Boato, direttore dell’Ecoistituto Veneto Alex Langer, «per creare più problemi possibili. Siamo presenti in Cansiglio da ormai 40 anni e non abbiamo certo intenzione di mollare. Saremo presenti ad ogni passaggio, per informare l’opinione pubblica e agire in nome della difesa di una delle foreste più belle d’Italia».

Il Sant’Osvaldo è stato messo in vendita per 300 mila euro, il San Marco per circa il doppio.

«Per un luogo ancora totalmente di proprietà pubblica come la foresta del Cansiglio, pur divisa tra Regione Veneto e Regione Friuli e una parte per fortuna ancora di proprietà statale, la grande Riserva Biogenetica gestita dai carabinieri ex forestali, la vendita dell’albergo Sant’Osvaldo significherebbe la rottura di una integrità fin qui conservata. Se l’alienazione dovesse davvero essere messa in atto, sarebbe un atto gravissimo, in quanto solo l’inizio di un cambiamento radicale», asseriscono Boato e Gazzola.

C’è il grave rischio, per gli ambientalisti, che un’area che doveva diventare Parco o Riserva venga trasformata «in un luna park, un grande bancomat per cui da tutto si tenterà di ricavare il massimo profitto economico, il massimo dal turismo, il massimo dalla foresta, ovviamente a discapito dell’ambiente». E si comincia con la vendita di un albergo chiuso; ma si tratta di un albergo e di un ristorante che potrebbe restare come sono, ristrutturati dalla Regione e poi dati in affitto per recuperare le risorse impegnate, per conservare la loro funzione turistica, suggeriscono Boato e Gazzola.

«Non si tratta di mettere il Cansiglio sotto una campana di vetro, come si diceva una volta», concludono i dirigenti di Mountain Wilderness e dell’Ecoistituto, «ma di non peggiorare di molto la situazione attuale. Basta venire quassù nelle domeniche estive e vedere l’effetto di migliaia di macchine». E la sostenibilità? E la difesa della biodiversità? Vedremo anche in Cansiglio il super affollamento che troviamo già ora in alcune aree dolomitiche? Ci sarà, da qui in poi, la corsa per accaparrarsi, con l’appoggio dei politici del momento, i posti migliori da comprare ora a prezzo vantaggioso solo come investimento per far soldi? Sarebbe un cedimento totale della politica, incapace di difendere un bene comune importante come il Cansiglio e incapace culturalmente di far convivere economia e tutela dell’ambiente. 

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