Ambiente, Belluno vuole gestire la “Via”
BELLUNO. La valutazione dell’impatto ambientale delle piccole e grandi opere è sempre un tabù. Soprattutto per i temi, come certifica la grande paura di questi giorni per Cortina 2021. Bene, la Provincia di Belluno ha chiesto alla Regione che tra le deleghe in materia ambientale sia concessa anche la “Via”, in modo che non sia più di competenza di Venezia, ma di Belluno.
Mercoledì il governatore Zaia sottoscriverà il pre-accordo col sottosegretario Bressa. Poi sarà la Provincia di Belluno a dover fare la sua parte. Il presidente Roberto Padrin assicura che così succederà.
L’ambiente è la prima competenza che la Provincia ha chiesto alla Regione. È in questo contesto che vi farete passare la valutazione dell’impatto ambientale?
«Ne abbiamo parlato con i tecnici quindici giorni fa. Il contenitore è voluminoso. Noi vorremmo riempirlo di tanti compiti. Riteniamo strategico, ai fini dell’infrastrutturazione della provincia, che sia strategico poter decidere direttamente sulla via, per evitare pericolose lungaggini».
Quanto bisognerà aspettare?
«La pre-intesa di mercoledì dovrà essere ripresa per mano dal prossimo governo. Intanto la Provincia spera di poter contare su un aumento dell’organico, se è vero che in qualche misura l’istituto provinciale resisterà ai temuti tagli. Quindi io spero di poter concludere l’operazione. E non la sola».
Che cosa avete chiesto?
«In materia ambientale la gestione delle centrali idroelettriche, sull’esempio di quanto avverrà a Trento e Bolzano. Le attuali concessioni, però, scadranno nel 1929. E poi la difesa del suolo, i rifiuti, che in parte già sono di nostra competenza, la caccia e la pesca, alche deleghe nelle materie del paesaggio e dell’acqua. Importante è anche la rivendicazione della programmazione turistica; ma siamo già in un altro settore».
L’interlocuzione con la Regione è positiva?
«Ottima. A Venezia troviamo la giusta sensibilità e la Provincia, per la verità, mette in gioco una squadra di consiglieri di qualità e molto coesa. Per aprire altri tavoli attendiamo il report della Cgia di Mestre che il 19 marzo ci darà la quantificazione del valore delle competenze. Alla Regione chiediamo non solo compiti, ma anche le relative risorse».
Le centraline idroelettriche sono un campo minato?
«No. Abbiamo depositato presso l’Ambito interprovinciale di competenza – e che fa capo a Trento – un insieme di norme molto stringenti. Nel Piave, ad esempio, non sarà possibile realizzare altri impianti».
Più cedevoli siete con gli elettrodotti.
«No. La Provincia sostiene i Comuni nei pareri che esprimono sugli investimenti di Terna; Belluno, ad esempio, ha tutto il nostro appoggio. E con questa azienda stiamo trattando per la costruzione di corridoi provinciali, in modo da non disseminare condotte dappertutto. A Terna, per la verità, abbiamo sollecitato anche lo smantellamento delle linee dismesse».
Perché la Provincia ha tirato un sospiro di sollievo per l’ingresso dell’Anas in Veneto Strade? Siete passati dal 5 all’1%.
«Piano, piano… Abbiamo ceduto 250 mila euro di quote, ma risparmieremo alcuni milioni, rispetto ai 15 che ci costava la manutenzione delle strade. Cosa che ci stava svenando. E da anni, fra l’altro, non riuscivamo a fare investimenti. L’Anas, adesso, se ne farà carico. Un problema in meno».
A proposito di Anas, quando si apriranno i cantieri a Longarone e in Cadore?
«Sono certo che le Conferenze dei servizi sulle varianti non tarderanno ancora, altrimenti davvero Anas non sarà in grado di rispettare i tempi. La politica ha fatto puntualmente il suo lavoro. Anas pure. Il cerchio non può che chiudersi».
Nutre qualche timore anche per la sua Longarone?
«Mi sono deciso ad essere fiducioso. La rettifica delle curve a Castellavazzo e la rotonda all’ingresso di Longarone saranno pronte per i Mondiali».
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